Non tutti tenaci come Piccone
Il sindaco di Celano, Filippo Piccone, è spesso bersaglio di strali, critiche, graffi politici, ironie. I fatti, oggi, dicono che Piccone è un buon sindaco, soprattutto tenace, e che l’Italia è un pessimo posto in cui fare il sindaco. Se vuoi essere bravo, te lo impedisce, o almeno te lo rende difficile, punta a sfiancarti, a spegnere gli entusiasmi se ci sono.
La storia è esemplare. Diversi anni fa si prospetta in località Paludi di Celano la possibilità di costruire un grande complesso fotovoltaico. Darà energia alla cittadina, e ne produrrà da vendere. Sarà , ovviamente, un’impresa e come tale pensata per realizzare profitti. Ma al comune fucense verserà ogni anno, per anni, 5,2 milioni di euro.
Una comunità che di poco supera i 15.000 abitanti con 5,2 milioni annui può fare tante cose, cominciando con riduzione delle tasse e dei costi pubblici gravanti sui cittadini.
Chi ha cervello al posto della crusca nella testa, pensa: sia garantita la protezione ambientale, sia assicurato il rigore nella realizzazione, sia accertato tutto. Ma non rinunciamo a 5,2 milioni annui… Il tenace Piccone ha stretto i denti e sopportato almeno tre anni di stalking giudiziario, defedante ed estenuante. Poi alla fine il Consiglio di stato ha chiuso la partita. Piccone aveva ragione. Il fotovoltaico si può fare.
Ecco dimostrato che il sindaco è bravo, un don Chisciotte che abbatte mulini a vento invece di esserne travolto. E che l’Italia è diventata un luogo impossibile, stupido e autolesionista. Basterà un Renzi a cambiarla? Di certo, un Piccone è bastato a Celano. Cossiga il picconatore sorride da dove si trova. In fondo, il piccone lo inventò lui, politicamente.
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