Amatrice tornerà “aquilana”? Sarebbe bello
L’Aquila – Amatrice, ormai ufficialmente, ha deciso due giorni fa per il referendum secessionista, e lo ha fatto nelle sedi e con le procedure giuste: è il consiglio comunale a dover decidere e lassù nel magnifico centro montano pochi pensano che la gente (soltanto 2.800 abitanti fissi) dirà di no. Via da Roma, via da Rieti, via dal Lazio. Non chiacchiere o minacce, ma atti concreti, ormai.
Sì, per andare dove? O in Abruzzo, provincia dell’Aquila, o nelle Marche, provincia di Ascoli. Radici storiche e tendenza che pare maggioritaria, almeno parlando con la gente, sarebbe ridiventare aquilani e abruzzesi. Come fino a prima del 1927, del resto, quando il Governo decise di istituire nuove province e fece spazio a Rieti, tagliando territori di qua e di là . La stessa storia di Pescara che, quando nacque, tolse spazio a nord a Teramo e a sud a Chieti.
Con qualche pezzettino della provincia aquilana nell’interno. Minuzie, però: il conto territoriale lo pagarono quasi interamente, e senza il minimo entusiasmo, Teramo (che arrivava a Castellammare Adriatico, Pescara Nord), e Chieti, che si estendeva sulla storica Pescara Sud.
La secessione di Amatrice ha motivi validi e solidi. Che ci interessano da vicino. Infatti, è una questione di sanità . Il Lazio ha deciso – davvero assurdamente – che alcune zone comode e vicine alla capitale (Monterotondo per esempio) terranno l’ospedale, perché “disagiate”, mentre Amatrice lo perderà . Con quale logica ragioni la politica, lo sappiamo. Il Lazio non fa eccezione: nessuno sa spiegare perché Monterotondo è disagiata, mentre Amatrice non lo è… Lontana decine di chilometri dal più vicino ospedale (se le toglieranno il suo) è in montagna, servita da strade spesso tortuose, e d’inverno ghiacciate e innevate. Ma non è disagiata…
Tutto ciò ricorda i tagli alla sanità in atto anche in Abruzzo, parliamo di guardia medica, ad esempio. Solo per far notare ai politici che, per la salute, si può arrivare anche alla secessione.
Ma se Amatrice tornerà in Abruzzo, accogliamola bene, almeno.
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