Arcigay solidale con Mons. Di Marco
L’Aquila – IN DIFESA DELLA CHIESA CATTOLICA ECUMENICA ATTACCATA DAL VESCOVO DI TERAMO – Il segretario Arcigay Consoli Leonardo Dongiovanni (foto) scrive: “Trovo anacronistico l’attacco nei confronti della Chiesa Cattolica Ecumenica da parte di Mons. Seccia, ma a colpirmi sono soprattutto le parole usate nei confronti dei fedeli, trattati dal Prelato di Teramo come degli ignari avventori”.
Con queste parole Arcigay L’Aquila tramite il Segretario Leonardo Dongiovanni esprime tutta sua solidarietà nei confronti dell’amico Don Gianni Di Marco (anche presidente di Arcigay Pescara), prete non appartenente alla chiesa di Roma e accusato di “truffare” chi si avvicina alla fede. “Non è questa la sede adatta per manifestare sentimenti religiosi: l’Arcigay si occupa di altro, ma essendo un dato di fatto che alcune persone gay, lesbiche e transessuali avvertano questa esigenza di confronto con Dio o chi per lui, trovo semplicemente inquisitorio il fatto che un Vescovo della Chiesa Romana anziché domandarsi perché tante persone preferiscano assistere alle funzioni di Mons.
Di Marco, si premuri di sottolineare che la Chiesa Cattolica Ecumenica è qualcosa di diverso da quella di Roma: non mi risulta che Don Gianni abbia mai mistificato su questo punto e da non credente, mi sento comunque tranquillo all’idea che molti ragazzi omosessuali in Italia trovino la loro dimensione in una Chiesa Cristiana se è questo che vogliono. Ignobile anche la speculazione ai danni di Orlando e Bruno che tramite un rito religioso (ovviamente) non trascrivibile, hanno voluto coronare il loro sogno dopo 48 anni di convivenza. Si tratta di due persone anziane che si amano, non ci sono rei o reati.
Arcigay L’Aquila è per l’apertura sempre e comunque: sono stato il primo esponente di un’associazione LGBT in Abruzzo lo scorso autunno a voler incontrare il Vescovo Petrocchi durante una veglia organizzata per i giovani aquilani ed i ragazzi del circolo che rappresento sono stati entusiasti di accompagnarmi; ma se di rispetto dobbiamo parlare, allora Mons. Seccia sia un esempio di umiltà e chieda scusa ai suoi fratelli cristiani ed omosessuali: romani o ecumenici non importa. Le sette sono un’altra cosa (e comunque ne esistono tante all’interno della stessa Chiesa Cattolica). Banale a dirsi, ma nel 2014 sembra si voglia ancora coltivare il monopolio della fede e la cosa mi fa sorridere”.
Non c'è ancora nessun commento.