Ateneo d’Annunzio (2): il personale non paghi colpe altrui, giù le mani dagli stipendi
L’Aquila – Marco Angelini (sindacato UIL RUA Abruzzo) scrive: “Leggiamo e nostro malgrado commentiamo la nota che il D.G. ha inviato ai dipendenti dell’Università con la quale vorrebbe giustificare la riduzione/abrogazione dell’IMA facendola apparire come un atto dovuto ai sensi di legge.
Quello che risulta evidente dal contenuto della nota è solo che non c’è alcuna presunzione di illegittimità nella erogazione dell’IMA – che è un istituto contrattuale perfettamente legale, in quanto previsto dal vigente contratto di comparto – semmai c’è una battaglia personale del D.G. contro questa indennità che evidentemente lo priva di un potere discrezionale di gestione.
E’ però singolare che il D.G. ammetta di aver pagato compensi per lavoro straordinario anche in assenza di fondi. Lo straordinario, come è noto, viene corrisposto attingendo da particolari risorse del salario accessorio che per stessa ammissione del D.G. sarebbero state “trasferite” dal 2005 sui compensi destinati all’indennità mensile: quindi da dove sono stati presi ora i soldi? Utilizzando risorse destinate ad altri scopi e violando così un accordo sindacale? Variando la consistenza del fondo? Distraendo risorse dal Bilancio dell’Ateneo? Domande alle quali vorremmo fosse data risposta dal D.G. e dai Revisori dei Conti.
Inoltre, e con non poca meraviglia, apprendiamo che per effettuare lo straordinario all’Università di Chieti è sufficiente timbrare il cartellino. Non sarebbe viceversa necessaria una qualche forma di autorizzazione preventiva? E se tale autorizzazione è necessaria – come a noi sembra indubitabile – perché mai il D.G. si meraviglia che qualcuno chieda di conoscere quali siano i criteri con i quali lo straordinario viene prima assegnato e poi autorizzato? A meno che – essendosi il D.G. proclamato difensore unico della Legge – avanzare queste domande venga interpretato come un atto di lesa maestà.
In ultimo abbiamo preso atto che il D.G. ha inaugurato un nuovo sistema di relazioni sindacali che sembra basarsi sul maldestro tentativo di screditare chi si oppone al suo volere. L’accusa di illegalità per l’erogazione di compensi come quelli percepiti dal nostro rappresentante andrebbe rivolta all’ attenzione delle autorità competenti e non divulgata addirittura a mezzo stampa con l’evidente ed esclusivo scopo di gettare fango sulla credibilità del sindacalista di turno.
Questi metodi, che hanno fatto parte di un modo di fare politica degli ultimi venti anni e che possono ricordare quelli di un altro infausto ventennio, non ci appartengono, non ci intimidiscono e certamente non ci fanno abbassare la testa; anzi!
Una domanda, infatti, ci sorge subito spontanea. Dal momento che il D.G. accusa il nostro rappresentante di aver percepito dei compensi per attività conto/terzi addirittura illegalmente, ci chiediamo come mai all’Università dell’Aquila – dove Filippo Del Vecchio è stato Direttore Amministrativo dal 2005 al 2012 – non abbia mai vietato tali corresponsioni, come pure sarebbe stato suo preciso dovere di amministratore, se davvero fossero illegali. Altri tempi, altri criteri di legalità, differenze di temperamento tra mare e monti? Chissà.
In attesa di leggere tutta la documentazione sul presunto indebito, noi ci asteniamo da giudizi sommari e abbiamo anzi il dovere di credere che chi ha gestito l’Ateneo “D’Annunzio” prima degli attuali vertici l’abbia fatto nella correttezza, così come corretti e legittimi riteniamo gli accordi sottoscritti dalle OO.SS. Sarà eventualmente compito di chi ne ha le competenze e l’autorità di approfondire eventuali responsabilità.
Resta però chiaro già da adesso, e lo dichiariamo con fermezza, che eventuali indebiti emersi all’esito degli accertamenti potranno essere recuperati al fondo accessorio solo, come stabilisce la legge (art. 40 c. 3-quinquies d.lgs. 165/2001) concordando i recuperi «nell’ambito di apposite sessioni negoziali», dunque con il necessario intervento e consenso dei Rappresentanti del Personale. Diffidiamo pertanto il D.G. dall’intraprendere qualunque diverso, ancorché maldestro, tentativo di risoluzione unilaterale del problema”.
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