Ebola: conoscere per prevenire


(a cura di Flavio Colacito – psicopedagogista). L’epidemia di Ebola che sta flagellando l’Africa occidentale è una “emergenza di salute pubblica di livello internazionale”. Lo ha comunicato il comitato di emergenza istituito dall’Oms, che ha sottolineato la serietà della situazione durante una conferenza stampa a Ginevra. Sono attualmente allo studio misure aggiuntive di contenimento, probabilmente in modo simile a quanto avvenuto in passato per la pandemia di influenza H1N1. L’Ue: “Il rischio che l’Ebola arrivi su da noi è estremamente basso”. Ma che cos’è esattamente l’Ebola? Per prima cosa si tratta di un virus appartenente alla famiglia delle Filoviridae, così denominato perché isolato per la prima volta nel 1976 presso il fiume Ebola (Repubblica Democratica del Congo). E’un virus che causa epidemie di febbre emorragica con elevata mortalità (più del 70%), con un periodo di incubazione variabile tra 2 e 21 giorni, contro il quale non esiste ancora una cura efficace. Nel 2008 un gruppo di ricercatori dell’Università del Wisconsin, diretti da Yoshihiro Kawaoka, ha prospettato un metodo per disarmare geneticamente il virus, inattivandone il gene Vp30 e bloccandone così la moltiplicazione; ciò consentirebbe di lavorare su ceppi di Ebola innocui al fine di sviluppare nuovi farmaci e forse un vaccino. L’infezione si trasmette per contagio da uomo a uomo attraverso il contatto con sangue e altri fluidi biologici infetti. La trasmissione per via sessuale può verificarsi anche dopo la guarigione: infatti la permanenza del virus nello sperma è particolarmente prolungata e può essere presente fino a 7 settimane. È inoltre stata provata in laboratorio, in primati del genere Rhesus, la trasmissione aerea del virus Ebola. Familiari e operatori sanitari che curano i pazienti sono a elevato rischio di contrarre l’infezione. L’alta mortalità e le emorragie creano talmente tanta paura che gli operatori sanitari spesso fuggono, abbandonando i pazienti. La trasmissione nell’uomo comporta una fase di adattamento alla specie umana e origina da un contatto iniziale con un serbatoio animale (di solito un primate, come il macaco, ma anche con antilopi o porcospini). Anche se si è ipotizzato che la scimmia stessa rappresenti il serbatoio naturale della malattia, è più probabile l’esistenza di un diverso serbatoio animale residente nelle foreste pluviali dell’Africa (secondo alcune teorie anche dell’Estremo Oriente) che trasmette alla scimmia l’infezione. L’osservazione che il virus Ebola non è mortale per i pipistrelli fa ritenere che questi mammiferi abbiano un ruolo chiave nel mantenimento dell’infezione. Il contagio è più frequente tra familiari e conviventi, per l’elevata probabilità di contatti. Tuttavia avviene anche attraverso il contatto con oggetti contaminati. In Africa, dove si sono verificate le epidemie più gravi, le cerimonie di sepoltura (in cui i familiari lavano il corpo del deceduto) e il diretto contatto con i cadaveri hanno probabilmente avuto un ruolo significativo nella diffusione della malattia. Durante i focolai epidemici si sono verificati numerosi casi di Ebola in seguito a trasmissione correlata all’assistenza sanitaria, in regime di ricovero o ambulatoriale. L’utilizzo di adeguate misure di protezione (maschera, camice e guanti), per prestare cure ai pazienti e per maneggiare il materiale biologico, è essenziale per evitare il contagio. La contaminazione attraverso aghi infetti ha un particolare rilievo per il rischio professionale degli operatori sanitari. Ebola “non è una malattia misteriosa, si puo’ fermare”, ha prtecisato Keiji Fukuda, vicesegretario dell’Oms. “Abbiamo preparato raccomandazioni sia per gli Stati affetti sia per quelli che ancora non lo sono – ha spiegato -. La prima è che tutti i Paesi in cui c’è trasmissione del virus dichiarino lo stato di emergenza nazionale”. Non sono necessarie limitazioni internazionali ai viaggi per evitare i contagi da Ebola, tuttavia i Paesi dove l’epidemia si è già manifestata devono fare test a tutti i passeggeri di porti e aeroporti in uscita. E’ una delle precisazioni dell’Oms. “Tutti i Paesi – ha spiegato Keiji Fukuda, vicesegretario generale – devono essere pronti ad accogliere potenziali casi”. I trattamenti sperimentali contro il virus Ebola “sono disponibili solo in quantità estremamente limitata”, ha affermato il Comitato di Emergenza dell’Oms, ammettendo la necessità circa la costituzione di una commissione per studiare il possibile utilizzo di farmaci e vaccini nell’epidemia in corso. “Al momento i farmaci sperimentali sono disponibili solo in piccolissime quantità, e ci sono diverse questioni etiche e mediche da risolvere – hanno illustrato gli esperti -. Da lunedì ci sarà un meeting di esperti per sviluppare una strategia per il possibile uso, e speriamo in pochi giorni di avere indicazioni solide”. “Voglio rassicurare i cittadini europei, il rischio che l’Ebola arrivi su territorio europeo è estremamente basso”. Lo ha voluto precisare il commissario alla Salute, Tonio Borg. “Nell’improbabile caso che il contagio arrivi, l’Europa è pronta: la Ue ha uno standard sanitario, anche sulla prevenzione, molto elevato”.


10 Agosto 2014

Categoria : Salute & Benessere
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