L’Italia è in vendita? Forse è meglio…
L’Aquila – Scrive Franco Taccia: “Non sono un esperto di economia ma temo che l’ultima svendita, quella di Alitalia, agli Emirati Arabi
sia la classica goccia che fa tracimare il vaso. La telefonia, con Telecom, non è più “italiana” da un pezzo, lo spumante Gancia è dei “Russi”, i cioccolatini Pernigotti sono “andati” ai “Turchi” come Prandelli e, se per l’ex CT sono contentissimo visti i disastri al mondiale per la ciccolata mi dispiace non poco.
Il settore alimentare è territorio di caccia straniero, se pensiamo che persino la birra Peroni è finita in SudAfrica. Va bene che tanti anni fa, quando Solvy Stubing diceva: chiamami Peroni, sarò la tua birra, la gente anche se era (è) tedesca, comunque la birra Peroni la beveva volentieri, ma ora ditemi a chi non da fastidio sapere che il cornetto Algida o la marmellata Santa Rosa sono degli inglesi.
La BNL, Banca Nazionale del Lavoro, ha modificato pure il nome visto che si chiama BNP Paribas ed è diventata italo (?) francese, come la Parmalat, per gli amici Lactalis, che però sempre di latte si occupa, anzi, solo….di latte.
La spiegazione che viene fornita all’uomo della strada è che c’è crisi, personale in eccesso, debiti da far paura e solo il capitale straniero salva le aziende. Sarà , ma a prenderla in….saccoccia, sono sempre i lavoratori che dovunque vengono considerati in soprannumero (sarebbe più elegante se si scrivesse con una sola “enne” ma trattandosi di eccesso…). Quelli che invece ne escono sempre alla grande sono gli A/D, i capi insomma, che crisi o non crisi, anche se le aziende che amministravano sono sul baratro, si ritrovano sempre liquidazioni da far paura.
Una sola cosa mi chiedo. Ma perchè non si trova il sistema di affidare agli stranieri, per esempio ai tedeschi, il patrimonio artistico che in Italia va in malora?
Sono certo che nel giro di qualche mese la Reggia di Caserta e Pompei tornerebbero all’antico splendore, con la Reggia che salverebbe quanto è rimasto e Pompei che non finirebbe come il vulcano aveva intenzione che finisse”.
(Ndr) – L’Alitalia resta al 51% italiana, in compenso cresce e diventa una compagnia a 5 stelle con voli per tutto il mondo. Italiana al 100% era una specie di raduno di raccomandati inutili, sempre in sciopero e senza grandi linee, lasciate alla British o all’Air France.
Volendo ricordare, Barilla è americana da anni, Buitoni è chi sa di chi e così via, inclusi i grandi marchi della moda e tantissime altre cose. Diremmo: meno male, visto che in Italia tutto va a rotoli tra sprechi, ruberie, raccomandati, fannulloni, intrusi, gente inutile che prende lo stipendio.
Importante è che le aziende restino fisicamente in Italia, ed è già un atto di coraggio, perchè oggi a chiunque conviene soltanto fuggire dall’Italia, dove le tasse sono mostruose e l’energia costa il 40% in più rispetto a tutti i paesi confinanti. I quali producono la corrente che ci vendono a caro prezzo.
La grande trasformazione in corso da noi in Inghilterra c’è stata 10 anni fa: persino la Rolls Royce , la Mini, la Land Rover sono di azionariati esteri, ma rimangono inglesi e di grande profilo. E vendono pure alla grande… A chi importa sapere chi è il vero padrone e che passaporto ha? In Italia, gli italiani hanno rubato, accumulato debiti, intascato prebende smisurate. L’Alitalia andava verso il fallimento. Benvenuti arabi ed emiri.
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