TELEFONATA ALLA STATI, BERTOLASO ORA VA VERSO UN PROCESSO


L’Aquila – (di G.Col.) – AVVISO DI CONCLUSIONE DELLE INDAGINI AVOCATE DALLA PROCURA GENERALE – (Foto: in evidenza Bertolaso, sotto la riunione della Grandi Rischi il 31 marzo 2009, esclusiva inabruzzo.com) – A Guido Bertolaso, ex capo della Protezione civile ai tempi del terremoto aquilano, l’avvocato generale nelle vesti il procuratore generale Romolo Como (come anticipa Il Messaggero oggi) ha fatto notificare l’avviso di conclusione delle indagini, in relazione alla riunione della Commissione Grandi Rischi il 31 marzo del 2009.
Ora Bertolaso potrà difendersi, chiedere di essere sentito. Il PG valuterà e poi chiederà al GIP l’avvio del processo oppure l’archiviazione. Ipotesi, la seconda, logicamente improbabile, altrimenti il procedimento sarebbe stato già avviato verso l’archiviazione. La decisione, comunque, la assumerà il GIP.
La procedura seguita è piuttosto complessa, e deriva dall’avocazione delle indagini su Bertolaso, che secondo i PM Picuti e D’Avolio era da prosciogliere.
Un’avocazione da parte della Procura generale – specie quando si tratta di casi scottanti – è prevista dalle norme, ma sicuramente non è un evento frequente.
Secondo l’art.369 del codice di procedura penale, l’indagato ha diritto a ricevere l’avviso di garanzia solo quando deve essere compiuto un atto (“atto garantito”) al quale ha diritto di partecipare il suo difensore. Così non è stato per Bertolaso. In caso contrario l’indagato ne verrà a conoscenza solo se il Pubblico ministero esercita l’azione penale inviando l’avviso di conclusione delle indagini. Viene infatti comunicato il diritto di predisporre un difensore e, qualora ciò non avvenga, viene incaricato uno d’ufficio.
Come dire che Bertolaso potrebbe essere processato.
I PM Picuti e D’Avolio avevano invocato l’archiviazione, ma le parti civili Pierpaolo Visione e Vincenzo Vittorini chiesero con forza e determinazione una continuazione delle indagini. Il caso venne avocato dalla Procura generale e affidato al magistrato Romolo Como, che esaminò di nuovo – chiedendo anche una proroga dei termini – le carte del procedimento, le testimonianze, le motivazioni che inducevano i legali delle parti civili a insistere sulla posizione, ritenuta ambigua, di Guido Bertolaso. Ora giunge la chiusura delle indagini preliminari.
Il dr. Como è un magistrato di lunga e consolidata esperienza, protagonista di casi giudiziari clamorosi (tra i quali l’arresto della giunta regionale Salini negli anni Novanta, su richiesta del PM Tragnone, e il recente processo di appello a Parolisi per l’assassinio di Melania Rea).
In breve, quale il retroscena di questa decisione che di fatto riaccende le luci sul terremoto e sulla Commissione Grandi Rischi, in attesa del processo di secondo grado a ottobre?
Da intercettazioni telefoniche, la magistratura entrò in possesso di un colloquio tra Bertolaso e l’assessore alla Protezione civile Daniela Stati. Ascoltando con attenzione quel colloquio, a molti parve che la convocazione della Commissione in fretta e furia a L’Aquila – mentre si intensificavano le serie di scosse sismiche sempre più forti e frequenti – fosse da intendere come un’operazione anche mediatica “costruita” per calmare le acque, e teleguidare i giornali e gli altri mass media. Un artifizio per non allarmare, per indurre tranquillità, tanto che molte persone scelsero di restare nelle case. La Commissione si riunì a palazzo Silone, per poche decine di minuti, e risultarono atteggiamenti dilatori persino nella compilazione dei verbali. In seguito, si sarebbe persino tentato, facendo appello al sottosegretario Letta, si indurre i giornali a comportamenti tendenti a mitigare le conseguenze di quanto avvenuto.
Nel processo a tutti ben noto la Commissione Grandi Rischi venne condannata a pene severe proprio per non aver messo in guardia e allarmato la popolazione, come si deduce, secondo l’accusa, dal formale e del tutto inutile comunicato che apparve “suggerito” da ambienti non scientifici.
Ancora oggi, purtroppo, si continua a parlare (come ha fatto di recente Rai 1) di “processo alla scienza e di condanna per non aver previsto il terremoto”: falsità e distorsioni della verità che indignano e offendono sempre di più, a cinque anni dal sisma che causò 309 vittime e miglia di feriti, e devastò per sempre l’area aquilana.
Guido Bertolaso, naturalmente, ha diritto di difendersi. Per lui, tuttavia, solo un breve lasso di tempo (20 giorni dalla notifica della chiusura delle indagini) entro il quale potrà chiedere di essere sentito, presentare documenti e memorie, e affidarsi alle strategie difensive dei suoi legali. In pieno agosto una situazione davvero anomala. Ma, ricordiamo, l’appello per la Grandi Rischi è prossimo e bisogna procedere con una certa speditezza.


06 Agosto 2014

Categoria : Cronaca
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