Fare turismo in Abruzzo, che strenua impresa


L’Aquila – (di G.Col.) – STAGIONE CATASTEROFICA AL MARE, CROLLO DEL 50% – Tenendo da parte i dati catastrofici sul turismo 2014, che stanno arrivando, e arriveranno come le piogge di fuoco su Sodoma e Gomorra a fine stagione, forse alla giunta regionale D’Alfonso si deve raccomandare di predisporre la sala operatoria per un malato rantolante: il turismo abruzzese. Il neo presidente ha una particolare sensibilità sull’argomento turismo, tant’è che annovera già alcune iniziative di significato, finora, simbolico: per esempio la convocazione della giunta sul treno storico per Castel di Sangro. Quanto alla crisi, morde come non mai: i balneatori denunciano cali fino al 50%, e agosto – ultima speranza – non pare stia andando meglio.
Probabilmente la prima da fare è una cosina semplice, che da tempo – se fosse esistito un ufficio turistico abruzzese – avremmo dovuto avere: una sorta di portolano con le più importanti manifestazioni, tipo la Giostra di Sulmona, il Premio Flaiano e il Jazz a Pescara, la Perdonanza aquilana, i premi letterari, i festival, le fiere, i cartelloni estivi, le celebrazioni sicure e periodiche in tutti i centri dell’Abruzzo. Invernali come estive. Capaci di aggregare migliaia di persone.
Un turista deve per forza accontentarsi delle notizie frammentarie su ogni singola manifestazione, o delle promozioni pubblicitarie sui giornali. O delle spesso zoppicanti informazioni degli albergatori. Presentiamolo, offriamolo questo Abruzzo, per il poco (o non moltissimo se volete) che riesce a mettere in piedi.
Ripristinare qualche risorsa per sostenere le iniziative migliori non sarebbe sbagliato. Se prima si sprecavano soldi, oggi si lesinano anche a chi li meriterebbe.
Ma certo i problemi del turismo sono ben altri. Le batoste ci arrivano (oltre che dal maltempo) da Goletta Verde (inquinamento del mare), dalla noncuranza becera per i trabocchi, dai ritardi per il parco marittimo teatino, dai timori del sindaco dell’Aquila Cialente (“è a rischio la stagione invernale sul Gran Sasso”): carenze annose e sfiancanti, che rendono le ferite purulente oltre che dolorose. E non sono sempre dovute al solito pretesto multiuso: mancanza di risorse.
In verità, è una politica complessiva del turismo (balneare e invernale) che manca ed è sempre mancata. L’Abruzzo ha sempre ignorato di possedere immense risorse turistiche, beni ambientali inestimabili, patrimoni monumentali e archeologici ingenti. Non ha mai “pensato” al turismo, trascinandosi tra fatalismo e speranza che alla fine la stagione la sfanghi, nonostante tutto. Organizzarsi e costruire una professionalità nella gestione del settore, utilizzare le risorse non sprecandole, usare – se mancano – professionalità e imprenditoria importate: questi dovrebbero essere obiettivi e urgenze, se si vuole una svolta.
Le cose andavano meglio quando esistevano enti provinciali turismo e aziende di soggiorno, e quando certo l’afflusso potenziale di visitatori e soggiornanti era infinitamente meno rilevante. Una volta comparsa la Regione, che assorbì le competenze sul turismo e affondò tutto, c’è stato un declino palpabile e ci si è affidati al caso: la gente viene in Abruzzo perché siamo belli, gentili, si mangia bene…
L’accentramento negli uffici di Pescara della gestione (inesistente) del turismo ha annullato, livellato, lasciato a litigiose individualità in feroce concorrenza campanilistica tra loro settori pur teoricamente capaci di grandi risultati. Mai venuti. Pensate al turismo bianco: quando arriveremo a promuovere, efficacemente come Val d’Aosta o Trentino, l’Abruzzo degli sciatori, prezzi livellati e coerenti, offerte variegate e comprensive, ma unitarie? Non riusciamo a sapere, ad ogni dicembre, neppure quali stazioni sono aperte o quando aprono… L’ultimo regalo dello Stato all’Abruzzo (ma non ce ne saranno mai più) è la galleria di Serralunga che unisce Campo Felice alle Rocche. Una Ferrari per camminare come una vecchia 500 Fiat.
Da anni si ripete: Abruzzo, turismo anno zero. Con mari inquinati, alluvioni, reti fognarie tracimanti, divieti di balneazione, cominciamo a usare il segno meno. Anno -1, -2 e così via.
Ecco perché ci auguriamo che D’Alfonso percepisca e misuri con realismo e determinazione il problema, magari anche durante un viaggio lento e rilassante sul treno che sfiora il cielo. Lui che a Pescara ha regalato l’aereo e futuristico ponte del mare, ne progetti un altro per valicare un passato disastroso e sbarcare sulla sponda di un futuro che è – comunque – l’unica risorsa di cui l’Abruzzo è dotato. Se stesso, da vendere e usare turisticamente. Con professionalità, intelligenza, rispetto ambientale, idee e innovazioni metodologiche. Se non ne siamo capaci, chiamiamo qualcuno che lo sia.


03 Agosto 2014

Categoria : Turismo
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