Sviluppo Gran Sasso? Temendo sciagure e devastazioni, gli ambientalisti gridano “no”


L’Aquila – L’ABRUZZO NEL MIRINO DELLO “SVILUPPO” IN MARE E SULLE MONTAGNE – Alzo zero: ancora una volta ambientalisti, naturisti e compagnia… verde (tra loro stranamente sono assenti gli aquilani: non consultati o tenuti a distanza?) si scagliano contro il progetto di sviluppo del Gran sasso aquilano, definito più o meno una sciagura in arrivo, un uragano devastante.
Discorsi che negli anni abbiamo già sentito, sempre gli stessi, talora ispirati da solide motivazioni, talvolta invece assolutamente risibili (le luci della funivia disturbano le farfalle, o le ruspe sono pericolose per le vipere…).
L’ambientalismo in Abruzzo, comunque, non ha mai impedito il peggio, anzi non si è neppure accorto di catastrofi e disastri ambientali, tipo discarica di Bussi, o trivellazioni dei fondali marini, e depositi di gas a terra.
Contro l’Abruzzo delle trivelle domani si mobiliteranno i M5S, che pare abbiano in mente un flash mob sulle spiagge.
E veniamo ad oggi: in un lunghissimo documento, che riportiamo nonostante il suo stile burocratico e formale, Augusto De Sanctis – Stazione Ornitologica Abruzzese, Piera Lisa Di Felice – Pro Natura Abruzzo, Luciano Di Tizio – WWF Abruzzo, Stefano Orlandini – “Salviamo l’Orso”, Bruno Santucci – Gruppo Naturalisti Rosciolo, Elio Torlontano – Touring Club Italiano (Club di Territorio Pescara), Marano Mario Viola – Mountain Wilderness Abruzzo esordiscono premettendo: “L’impianto CAMPO IMPERATORE-OSSERVATORIO DISTRUGGEREBBE L’AMBIENTE ED È IN CONTRASTO CON LA NORMATIVA EUROPEA”.
“Le sedi abruzzesi – dice la nota – di Mountain Wilderness, Pro Natura, Salviamo l’Orso, Touring Club Italiano e WWF, nonché il Gruppo Naturalisti Rosciolo e la Stazione Ornitologica Abruzzese, hanno depositato ieri le loro “osservazioni” sul devastante progetto per la realizzazione della nuova seggiovia del Gran Sasso “Campo Imperatore-Osservatorio”, nell’ambito della procedura di valutazione di impatto e di incidenza ambientale.

Una procedura avviata peraltro solo il 26 maggio scorso, in seguito alle proteste del Coordinamento Emergenza Ambiente Abruzzo, ad oltre un mese dalla pubblicazione del relativo Bando di gara europea del 19/04/2014 (per un valore stimato dell’opera pari a oltre sei milioni di Euro), contravvenendo così a quanto disposto dalla Legge Regionale sulla Valutazione di Impatto Ambientale (n. 66/1990, art. 2 c. 1) e dal Codice sui contratti pubblici (D.Lg.vo n. 163/2006, art. 165 c. 3), che impongono che gli Studi di Valutazione di Impatto e di Incidenza Ambientale debbano essere depositati e resi pubblici prima dell’approvazione del relativo progetto.

La nuova seggiovia rischia di essere solo la prima di una serie di opere devastanti per l’ambiente, la cui realizzazione si inquadra nel “Piano di sviluppo e valorizzazione dell’area aquilana” (cosiddetto “Piano Letta”), che prevede ingenti investimenti nel settore degli impianti e delle infrastrutture sciistiche, con gravissimi danni al territorio compreso nel Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, nella Zona di Protezione Speciale (ZPS) IT 7110128 “Parco Nazionale Gran Sasso – Monti della Laga” e nel Sito di Importanza Comunitaria (SIC) IT7110202 “Gran Sasso”. Si tratta di progetti insostenibili sul piano ecologico, in grado di produrre non solo danni paesaggistici ed ambientali irreversibili, ma disastrosi anche su quello economico, considerato che la permanenza del manto nevoso alle quote considerate è sempre più breve e la stagione turistica a questa legata è comunque molto ridotta nel tempo.

Nello specifico, nelle loro osservazioni le sette Associazioni dimostrano come le informazioni sulla flora, la fauna e la vegetazione riportate negli Studi di impatto e di incidenza ambientale siano incomplete, superficiali e assolutamente insufficienti. Infatti, l’eventuale realizzazione della nuova seggiovia distruggerebbe in modo irreparabile habitat prioritari di alta quota di interesse comunitario (e in particolare quello denominato “6230* – Formazioni erbose di Nardo, ricche di specie, su substrato siliceo delle zone montane e submontane dell’Europa continentale”) contravvenendo alla Direttiva Habitat e alle relative leggi nazionali di recepimento e cancellando per sempre ambienti ricchissimi di biodiversità e già minacciati dai cambiamenti climatici. La stazione di partenza dell’Osservatorio e la parte iniziale della nuova seggiovia sarebbero poi completamente sovrapposti alla Stazione di Ricerca a Lungo Termine del Gran Sasso (gestita dal Corpo Forestale dello Stato), confermando le preoccupazioni espresse proprio dalla Rete Nazionale LTER-Italia, che ha evidenziato “l’inevitabile impatto di tale opera sulle attività di ricerca a lungo termine svolte”, ricordando che “le preziose e lunghe serie di dati accumulati in tale sito LTER (trent’anni di dati sulla vegetazione e dieci sugli uccelli) sarebbero irrimediabilmente compromesse da un’alterazione dell’ambiente circostante”.

Molte specie animali di interesse comunitario sarebbero disturbate o compromesse dal progetto (fringuello alpino, vipera dell’Ursini, etc.), nessuna delle quali è stata oggetto di studi specifici volti a valutare il reale impatto dell’opera.
Gli interventi di recupero ambientale e mitigazione dell’impatto riportati negli Studi di VIA sono infine giudicati inefficaci, dannosi e privi di qualsiasi fondamento scientifico.

La realizzazione della nuova seggiovia, per una lunghezza di chilometri 1,691 da quota m 1.969 a m 2.135 s.l.m., con la collocazione di 14 sostegni e la costruzione di due nuove stazioni di partenza (Fontari) e di arrivo (Osservatorio Astronomico), prevede uno scavo complessivo di 3.950 metri cubi e il deturpamento di uno dei paesaggi più belli dell’alto Appennino. Infatti, nella sua parte sommitale, la nuova opera andrebbe a coprire in parte la visione monumentale del Corno Grande, la più alta vetta degli Appennini.

Il progetto è stato fortemente contestato in due eventi scientifici di rilievo nazionale: il 15 maggio 2014 a Torino nell’ambito dell’Assemblea Nazionale della rete di siti di Ricerche Ecologiche a Lungo Termine – LTER Italia e il 20 e 21 giugno 2014 a Fontecchio (AQ) nell’ambito del Convegno Nazionale sulle aree protette “Parchi capaci di futuro”.

Lo sperpero di oltre sei milioni di euro (fondi pubblici), devastando un territorio protetto a livello nazionale, in tempi di crisi finanziaria dello Stato e di grande fragilità dell’economia pastorale locale, suona vendetta al cospetto della nuova povertà delle genti del Gran Sasso in particolare e della popolazione abruzzese in generale. La strada maestra che una istituzione pubblica dovrebbe intraprendere sarebbe invece quella di adeguare la seggiovia esistente, con una piccola spesa per la collettività ed impatto ambientale zero”.


26 Luglio 2014

Categoria : Cronaca
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