UIL: “Alt a sperequazioni all’Università” – UDU attacca la rettrice su pesanti aumenti tasse
L’Aquila – CONTO TERZI, PRASSI ILLECITA TOLLERATA DA 15 ANNI – UDU SU AUMENTI “SOLO PER I PIU’ DEBOLI” – Bordata di accuse all’Università, da due fronti: il sindacato UIL e l’Unione degli Universitari UDU. Scottanti i temi trattati e i retroscena svelati.
IL SINDACATO UIL – Scrive il sindacato UIL – gruppo dell’Università: “Ieri all’Università dell’Aquila si è riunito il Senato Accademico che, dopo un’accesa discussione, ha bocciato un punto all’O.d.G. contenente la proposta di modifica dell’attuale regolamento di ripartizione dei proventi derivanti dal cd. “conto-terzi” e indotto la Rettrice a ritirarla.
Che cos’è il conto-terzi? E’ il futuro. E’ una forma di cessione ai privati, in cambio di un corrispettivo, delle competenze professionali e tecniche possedute dagli Atenei. Possiamo citare, a titolo di esempio, la certificazione della qualità delle acque minerali che tutti noi beviamo ogni giorno o le prove strutturali in ambito ingegneristico, particolarmente richieste nella fase di ricostruzione post sisma, e potremmo citare molti altri esempi. Il complesso di queste attività apporta all’Università dell’Aquila, ogni anno, quasi 5 milioni di euro!
Ovviamente tutto il personale universitario, docente e non, coinvolto in questo tipo di attività, si avvale della strumentazione, delle strutture e del “marchio” dell’Ateneo di appartenenza e, cosa fondamentale, svolge queste attività durante l’orario di lavoro continuando a percepire il proprio stipendio (“nell’ambito del normale orario di lavoro compatibilmente all’assolvimento dei compiti ordinari”, come recita il regolamento).
Nella gran parte degli Atenei italiani gli introiti provenienti da queste attività vengono riversati, mediante una ritenuta effettuata sul corrispettivo (il fatturato), in un “fondo comune” e così ripartiti tra tutto il personale. Questo però non accade a L’Aquila. Qui, da 15 anni, gli introiti derivanti dall’attività conto terzi vengono nella quasi interezza ripartiti tra il solo personale coinvolto nel lavoro, docente e non docente.
Il prelievo a favore del fondo comune viene effettuato sull’utile residuo (al netto di spese e investimenti) e non, come dovrebbe essere, sul corrispettivo, riducendolo di fatto a pochi spiccioli. Si sono pertanto create due classi di personale: chi percepisce lo stipendio e in aggiunta il conto-terzi, e chi percepisce solo lo stipendio (e magari deve supplire anche ai compiti ordinari dei colleghi che effettuano il conto-terzi). Un’ottantina tra tecnici e amministrativi hanno percepito negli ultimi anni – per un’attività espletata prevalentemente in orario di lavoro e per la quale sono già retribuiti con stipendio statale – quasi mezzo milione di euro l’anno (con una media individuale di circa 3 mila euro e punte fino ad oltre 20 mila euro) a fronte di 420 dipendenti i quali, pur lavorando anch’essi in orario di lavoro e per fini altrettanto istituzionali – hanno percepito tutti insieme poco più di 170 mila euro l’anno (individualmente circa 400 euro).
Nessuno, né gli organi di controllo, Corte dei Conti o Revisori interni, si è posto il dubbio della correttezza e della legalità di una siffatta prassi.
E’ giusto fare presente che i dipendenti amministrativi dell’Ateneo aquilano percepiscono stipendi tra i più bassi d’Italia, composti prevalentemente della sola retribuzione tabellare, e all’indomani del terremoto sono stati privati dell’indennità mensile che, benché ridotta, continua ad essere erogata dagli altri Atenei italiani. All’indomani delle elezioni della nuova Rettrice la speranza di molti era riposta in una svolta nella gestione dell’Ateneo finalmente attenta agli interessi di tutti e non tesa alla esclusiva salvaguardia dell’interesse di pochi.
Ci si sentiva in questo confortati dal fatto che la Rettrice, in una dichiarata ottica di “democrazia partecipata”, aveva provveduto ad istituire una commissione, composta prevalentemente da rappresentanti del corpo docente, con il compito di proporre un nuovo regolamento per la disciplina del “conto terzi” e la distribuzione degli introiti da esso derivanti sul modello prevalente degli altri Atenei. Purtroppo la proposta non è stata accolta dal Senato e dalla stessa Rettrice, come evidenziato all’inizio. La riforma del fondo comune, nelle intenzioni della UIL, costituiva uno dei capisaldi della contrattazione integrativa, eventualmente agganciando i proventi ad un sistema di rilevazione della produttività. Adesso questo assetto contrattuale è saltato perché sono saltati gli equilibri retributivi sui quali si fondava. Per questo la UIL-RUA ha annunciato oggi di aver ritirato la propria firma dall’ipotesi di accordo decentrato e si riserva di intraprendere azioni di protesta, coinvolgendo tutto il Personale Tecnico-Amministrativo e Bibliotecario.
UDU – Tasse Univaq, aumenti del 1000% per i più deboli. – “ Proposta del Senato fuori dalla legge, o si cambia in CDA o ricorreremo al TAR!” – Quello a cui stiamo assistendo in questi ultimi giorni di Luglio è solo l’ultimo atto di una serie di scellerate azioni che l’amministrazione universitaria sta portando avanti. La discussione sulla reintroduzione della tasse all’Università dell’Aquila è uno dei punti più importanti per il futuro di questo Ateneo da quando, nel 2009, queste furono sospese grazie ad un accordo di programma con il MIUR. Avevamo chiesto già da ottobre 2013 di ridiscutere con il Ministero un rinnovo dell’accordo di programma per un’uscita morbida dall’esonero totale delle tasse.
A questa grande opportunità sono seguiti solamente singoli incontri della Rettrice e del DG con il Ministero di cui nessuno sa nulla di concreto e da cui, ad oggi, non è scaturito alcun effetto positivo per l’Ateneo.
Si è arrivati invece a fine Luglio, cioè a pochi giorni dall’apertura delle immatricolazioni che avverrà il primo Agosto, ad una proposta di revisione radicale del sistema di tassazione rispetto a quello esistente prima del terremoto.
Nel Senato Accademico del 22 luglio si è deliberata la peggiore delle ipotesi possibili, nonostante gli studenti avessero più volte sollevato le criticità legate alla proposta di fasciazione, infatti si introduce un modello di tassazione per cui si andrà, in maniera del tutto contraria ad ogni norma o buon senso, ad applicare aumenti enormemente più alti per gli studenti con un ISEE basso rispetto al sistema del 2008.
Infatti la proposta del Senato prevede una prima rata di euro 300, uguale per tutti gli studenti e non abbattibile, a cui vanno aggiunti i 156 euro per il pagamento della tassa sul DSU Regionale, per un totale di 456 euro. A questa somma andrebbero aggiunti ben 220 euro per tutti gli studenti con fascia ISEE tra 0 e 21.000 euro. Per gli studenti che invece hanno una soglia ISEE tra i 21.000 ed i 53.000 euro il contributo aggiuntivo varierebbe dai 220 fino ai 900 euro, sulla base dell’ISEE. Insomma lo studente che avrà, ad esempio, un indicatore ISEE con 0 euro dovrà pagare 676 euro, a fronte di qualche decina di euro del pre-terremoto, mentre gli studenti con la soglia ISEE più alta pagheranno una tassa totale di 1356 euro. Solo sul contributo sarà poi possibile una graduazione di sconti di merito, escludendo i 300 iniziali (a fronte di una tassa di iscrizione fissata dal MIUR che dovrebbe essere di 198 euro) sia dalla fasciazione di reddito che dagli sconti. Il risultato rispetto alla tassazione del 2008 sarebbe un incremento per gli studenti a reddito 0 che può arrivare fino al 1000% mentre per i redditi a 30.000 di ISEE si pagherà fino ad un 50% di tasse in più; per i redditi a 40.000 l’aumento sarà del 26%. Tutto questo però, come fatto notare solamente dagli studenti, va a violare la norma di legge prevista dalla spending review del 2012, D.L 95/2012 poi convertito nella legge 135/2012, la quale prevede che, per gli studenti con ISEE al di sotto dei 40.000 euro, fino all’anno accademico 2015/2016 non si possano incrementare le tasse universitarie oltre il normale adeguamento Istat, che dal 2008 ad oggi sarebbe pari ad un incremento del 9.6%. Di fronte a questa proposta del tutto iniqua gli studenti dell’UDU rappresentanti in Senato Accademico non solo hanno votato contro, ma hanno poi abbandonato la seduta come segno di protesta e di dissenso verso un organismo ormai totalmente sconnesso dalla realtà sociale e dai vincoli della legge.
Tutto questo ovviamente ricalca un chiaro obiettivo politico per la Rettrice: evitare la prevedibile minore entrata nelle casse di Ateneo che altrimenti si genererebbe a causa del crollo degli immatricolati dovuto all’introduzione del numero chiuso; da lei voluto, non certo dagli studenti che manifestarono durante il Senato Accademico.
La proposta della Rettrice prevede una entrata dalla contribuzione studentesca stimabile tra i 14 ed i 18 milioni di euro, introito che dovrebbe gravare su un numero di studenti previsto intorno ai 20.000, a fronte di un introito pari a 13.7 milioni quando gli studenti erano circa 26.000. Il tutto gravando sulle fasce medie e basse, ovvero le più colpite dalla crisi di questi anni.
E’ il presupposto stesso delle entrate tra i 14Mni e i 18Mni di Euro contestuale al crollo degli iscritti che è del tutto illogico, irrazionale e frutto di una visione elitaria ed escludente dell’Università.
Per gli studenti prima il danno del numero chiuso, poi la beffa di farlo pagare ai redditi più bassi. L’UDU proporrà significative modifiche al Consiglio di Amministrazione e, qualora si cotinuerà ad insistere su una proposta fuori legge non esiteremo ad inchiodare l’Ateneo di fronte ai giudici Amministrativi, così come fatto negli ultimi anni in altri Atenei d’Italia che hanno violato le norme sulla contribuzione studentesca, dove abbiamo regolarmente ottenuto il risarcimento per gli studenti sovrattassati.
Ci appelliamo anche al corpo accademico e ai tecnici amministrativi affinché siano sostenute le nostre proposte di modifica e ci appelliamo a sindacati e forze politiche affinché, almeno per una volta, facciano sentire la propria voce a tutela degli studenti, delle famiglie più deboli e del territorio che potrebbe uscire duramenente colpito dal binomio tra numero chiuso e tasse alte.
Non c'è ancora nessun commento.