Lingua blu, se ne sono accorti… Chi rimborserà gli allevatori che furono rovinati?
Ofena – UNA SCHEDA DELLO ZOOPROFILATTICO DI TERAMO – Qualche risvolto, diciamo, alquanto sorprendente nella interminabile storia della lingua blu, di cui tanto (troppo) si parlò senza venirne a capo, nonostante ci fosse qualcuno che chiedeva di approfondire e ipotizzava retroscena clamorosi. Ora se ne sa di più.
Dino Rossi del Cospa ha inviato al procuratore Giancarlo Capaldo di Roma il seguente intervento sulla vicenda della “lingua blu”: “Venga tardi e venga bene. Ci sono voluti oltre dieci anni e decine di denunce alle varie procure d’Italia, da Torino a L’Aquila, Sulmona, Roma, in Sardegna solo per citarne alcune, prima che qualcuno nonostante l’evidenza dei fatti, si decidesse di agire e praticamente chiedere il rinvio a giudizio per coloro che infettarono di fatto ovini e bovini su tutto il territorio nazionale.
Eppure lo avevamo già detto allora (2003), all’epoca il Cospa fu convocato a Torino come persona informata sui fatti, dal procuratore Guariniello aveva aperto un indagine, toltagli per incompetenza territoriale e trasferita all’Aquila, finita sepolta sotto le macerie del terremoto. La procura di Sulmona, titolare dell’indagine dott.ssa Leacche, successivamente affidata alla dott.ssa Ciccarelli, aveva nominato il CTU Maria Tollis e Domenico Fenizia, anche questo caso finito in archivio. Avevamo documenti importanti, “prodotti involontariamente” dall’Istituto zooprofilattico di Teramo, in quanto, oltre ad essere il promotore era anche il controllore del vaccino, diretto all’epoca dei fatti da Vincenzo Caporale dai quali si evinceva chiaramente che il vaccino invece di prevenire, diffondeva l’epidemia.
Qualcuno si era interessato, tanto che il direttore dell’I.Z.S di Portici, dott. Fenizia oltre che a partecipare a convegni scientifici allora da noi organizzati, ci dette la conferma specifica di da noi sostenuto, anche in televisione. Risultato: defenestrato a seguito di una lettera di Caporale al suo conoscente il famoso dott. Marabelli, è ancora in lite per riavere il suo legittimo incarico a Portici. Anche alcuni organi di stampa locali e nazionali ci dettero credito tanto che anche giornalisti di fama come Rumiz su Repubblica, dettero ampio risalto alla vicenda.
Solo oggi, dopo oltre dieci anni, il COSPA ha avuto la soddisfazione di vedere avvalorate le sue tesi tanto che la Procura di Roma ha emesso avvisi di garanzia per Marabelli, Caporale & company. Ma non basta, perché ci sono altri lati oscuri. Ma ci chiediamo chi potrà mai rimborsare tutti gli allevatori d’Italia che hanno avuto danni tanto ingenti da dover spesso chiudere le attività, sia per i numerosi casi di decessi e aborti, per l’impossibilità della movimentazione del bestiame e delle carni, sia per l’enorme calo della produzione del latte? E chi rimborserà tutti gli Italiani per le enormi spese dirette e indotte da questa inutile e dannosa vaccinazione? E chi rimborserà sempre gli Italiani per la perdita di gran parte del patrimonio zootecnico e per i danni ambientali causati dal mancato pascolo, dalle mancate transumanze ecc., con danni veri e propri agli ecosistemi e pascoli montani?
E le organizzazioni di categoria che per la maggior parte fecero orecchie da mercante alla numerosa e giustificata protesta degli allevatori, che faranno adesso, forse un class action per spillare qualche lira? Le organizzazioni di categoria, per riprendere il controllo della situazione e nello stesso tempo svuotare il Cospa Abruzzo, con l’aiuto di alcuni allevatori compiacenti, fecero nascere il MINA, una associazione parallela, con a capo un imprenditore teramano. Secondo voci bene informate, parte delle prebende arrivarono a Teramo attraverso i vertici di Alleanza Nazionale, utilizzati per aprire un centro commerciale contadino “AGRISEVICE”, ora dichiarato fallito. Intanto l’Europa vuole i soldi delle quote latte ed Equitalia perseguita le aziende degli agricoltori e degli allevatori Italiani già sul lastrico dall’epoca. Chiediamo che il danno economico arrecato agli allevatori all’epoca e facilmente documentabile in milioni e milioni di euro sia utilizzato a favore di chi fu danneggiato, e siccome in Italia tutte le aziende zootecniche lo furono, siano annullati per legge i debiti a vario titolo con le amministrazioni statali o parastatali che gli allevatori hanno contratto dal 2003 ad oggi. Peggio di così….. ma in questo paese al peggio non c’è mai fine.
Le cose sono legate, dopo la blue Tongue ci “interesseremo” anche di Equitalia che con la famigerata Legge Bersani, lo stato si riappropria dei beni del debitore, che sua volta vengono riacquistati da società vicine alla politica? Ecco spiegato tutti questi attacchi elle piccole imprese, alla zootecnia e al mondo agricolo, partendo da accordi internazionali, come il corridoio verde, un accordo che permette ai colossi di coltivare in Marocco per poi esportare in Europa, affamando gli agricoltori italiani, le mucche fatte vivere 83 anni per permettere alle grandi industrie di trasformazione di italianizzare il latte estero e nello stesso tempo distruggere le aziende del nord, la blue tongue un metodo per bloccare la movimentazione, quindi il controllo dei prezzi della carne, la mucca pazza, sempre la stessa persona autorizzò ad alimentare le mucche con altre mucche, un disegno diabolico per riportare la povertà ed il capitalismo come un tempo. Intanto le organizzazioni sindacali, come la COLDIRETTI, CIA, tacciono. A questo punto ci assalgono dei dubbi: come possono permettersi di avere le sedi in zone IN a Roma in via XXIV maggio proprio vicino al Quirinale, mentre le aziende agricole continuano a chiudere i battenti. Certo non rimarremo con le mani in mano, ci sarà una vera sommossa popolare! Il Cospa, ancora vivo e vegeto è comunque a disposizione della Legge al fine di fare giustizia”.
L’ISTITUTO ZOOPROFILATTICO HA DIFFUSO UNA SCHEDA TEDNICA SULLA LINGUA BLU: “La Bluetongue è una malattia che colpisce gli ovini e i caprini, provocandone spesso la morte, ed è trasmessa da un piccolo insetto, simile a un moscerino (culicoide). L’infezione interessa anche i bovini, che in genere non si ammalano ma possono fungere da fonte di infezione per i culicoidi e quindi diffondere la malattia. Il virus responsabile della Bluetongue non è in grado di infettare l’uomo e quindi non vi è alcun pericolo per la salute umana.
L’Istituto è Centro di Referenza Nazionale per le malattie esotiche degli animali – CESME (la Bluetongue è classificata tra queste) e dal 2006 è stato designato anche Laboratorio nazionale di riferimento per la Bluetongue.
I Centri di Referenza sono strutture di eccellenza del Servizio Sanitario Nazionale individuate e coordinate dal Ministero della Salute nell’ambito dei dieci Istituti Zooprofilattici Sperimentali italiani e rappresentano uno strumento operativo in ambiti specialistici riferiti ai settori della sanità animale, dell’igiene degli alimenti e dell’igiene zootecnica.
Il CESME, questo è il nome del centro, opera quindi all’interno del Servizio Sanitario Nazionale sotto l’egida del Ministero della Salute. Tra le sue competenze annovera gli studi sui rischi di introduzione o diffusione della Bluetongue sul territorio nazionale, l’esecuzione e la conferma della diagnosi della malattia e, come organo tecnico del Ministero, partecipa all’elaborazione dei piani di sorveglianza nazionali.
Essendo una malattia trasmessa da insetti e non potendo utilizzare massicce dosi di insetticidi nell’ambiente, la lotta alla Bluetongue, dove presente, si basa essenzialmente sul controllo della movimentazione degli animali (soprattutto bovini) e sulla vaccinazione degli animali stessi.
Il controllo della movimentazione degli animali si basa su principi di biosicurezza adottati per evitare la diffusione della malattia.
La Bluetongue è comparsa in Italia per la prima volta nell’estate del 2000 in Sardegna, dove si è diffusa rapidamente grazie all’elevata densità di culicoidi presenti e all’elevato numero di capi ovini e caprini. La malattia negli anni successivi si è diffusa anche nel Continente, dove è stata posta sotto controllo, ed in alcune Regioni debellata, anche grazie all’utilizzo dei vaccini”.
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