Forza Italia? A pezzi (almeno due)
L’Aquila – (di G.Col.) – L’ex superpartito dei tempi d’oro di Berlusconi è in Abruzzo (e non solo in Abruzzo) ridotto in pezzi. Almeno due. Il pezzo di chi vuole aspettare il congresso (autunnale?) per decidere cosa e chi, e il pezzo degli insorti, tipo Febbo, che dicono senza mezzi termini: andiamocene subito tutti a casa. Cacciamo chi ha perso. E ricostruiamo Forza Italia a livello regionale e ai livellini provinciali, dove molti sembrano andare per conto loro, o non andare affatto, bensì solo rivoltolarsi nelle beghe, nei livori, nei rimpianti di quando gli azzurri erano forti e contavano. Comandavano, governavano, spartivano, qualche volta inciampavano nella giustizia (ma a chi non capita in Italia?), comunque gestivano il potere e i poterini sotto traccia, ma mica tanto. Potenti e sovente anche arroganti.
Nell’affollata convention azzurra se ne sono sentite tante, anche gridate. Si sono viste parvenze di zuffe, contrapposizioni, e voglia di prendersela con Nazario Pagano il quale – che cognome indicativo cambiando l’accento (da Pagà no a pà gano) – dovrebbe saldare ogni conto per la disfatta subita al voto. Un conto, pesante, Pagano lo ha già saldato. E’ fuori dal consiglio regionale, mentre l’ex presidente Chiodi c’è ancora. Come capo dell’opposizione, però.
Forza Italia ha probabilmente pagato – dicono gli analisti meno arruffoni e litigiosi – la propria disorganizzazione, la discordia interna, l’indecisione, le frammentazioni, le posizioni sgangherate. La mancanza di una guida forte e di compattezza. Se avesse avuto tutti i suoi ben uniti e marcianti verso una comune direzione politica, avrebbe persino potuto riaffermarsi, forse vincere.
Oggi è in pezzi, ed avrebbe bisogno di una guida saggia, autorevole, pacata, per rigenerarsi.
La gente non avrebbe abbandonato i berlusconisti, nonostante le allegrie scollacciate di Berlusconi (spesso più invidiato che condannato per le sue compagnie femminili), se avessero mostrato forza e compattezza maggiori.
Ma, dicono gli speranzosi, c’è tempo per rifarsi. L’azzurro mica è sbiadito. E’ temporaneamente sfumato nel celestino. Ribattono i pragmatici: sì, ma Berlusconi declina, risente delle possenti spallate giudiziarie. Soprattutto ha smesso di firmare assegnoni e coprire bisogni di denaro.
La mesta deriva di un partito senza ideali, senza fede, senza cuore: solo voglie e bisogni di potere. Ma, alla fine, chi sa come andranno le cose. Mai dire mai, lo insegna 007.
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