“L’Aquila che non cambia mai registro”
L’Aquila – VALIDA PROPOSTA RICOSTRUTTIVA DELL’AREA PORTA BARETE – Riceviamo: “Gentile Gianfranco Colacito buongiorno, La ringrazio per aver subito notato e pubblicato l’articolo sull’ipotesi ricostruttiva dell’antemurale di Porta Barete.
Ho molto apprezzato anche il bel commento finale . . . che comunque mi ha fatto porre ancor di più alcuni interrogativi che credo non avranno mai risposta: perchè questa città non si decide una volta per tutte a cambiar “registro” ? altre città , con neanche il 50 % del nostro potenziale artistico e storico, avrebbero creato una delle più belle
mete turistiche da raggiungere, da visitare e da raccontare !
L’Aquila è la mia città , la mia famiglia vive qui, anche se lavoro a Roma da ormai 15 anni e sono costretto a fare una vita da pendolare almeno 5 giorni su 7. Perchè chi di dovere non capisce che abbiamo un’opportunità più unica che rara ? un’opportunità di cambiare e di creare una nostra vera fonte di economia, se solo sapessimo (una volta per tutte) esaltare davvero le nostre bellezze monumentali e paesaggistiche. L’Aquila e gli aquilani devono incominciare a credere in queste potenzialità , altrimenti, rimanendo cosi le cose, il futuro per i nostri figli sarà quello di fuggire altrove per inseguire un futuro e una soddisfacente opportunità di lavoro.
Saluti cordiali. Antonello Buccella (un cittadino qualunque, deluso e amareggiato).
(Ndr) – Il suo progetto è bellissimo, lo ripetiamo, e merita attenzione. Ma lei non è un cittadino qualunque. Nessuno è qualunque se ha idee, suggerimenti, cultura, capacità . Lo è forse a L’Aquila, dove la risposta a tutti – stampa compresa, se non è gradita – è il silenzio, è il famoso “esso quissu” di storica memoria. Qui avere idee, dare contributi, partecipare, è sempre stato un crimine: ti guardano male se pensi. Figuriamoci se parli. Questa, caro Buccella, è la “sua” città che nei secoli non ha fatto molti passi avanti, come sappiamo tutti. A guardare bene, si scoprono anche i perchè e , forse, non è davvero un male che lei lavori a Roma. Pendolare è duro, ma ci sono cose peggiori. Non smetta di pensare e di esserci.
Del resto cosa pretender da una città che spende 30.000 euro per due segnali indicanti il santuario della Ienca, sull’autostrada, e se li tirene anche se sono grossolanamente sbagliati? Non dicono, infatti, da quale casella uscire per il santuario! Ma vanno bene così, che importa se fanno ridere i turisti, che ci prendono per un po’ picchiatelli del profondo Sud? em>
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