In Abruzzo 147 bandiere del gusto
LA MORTADELLA DI CAMPOTOSTO RAPPRESENTA LA TRADIZIONE REGIONALE -
Sono ben 147 le bandierine del gusto della tavola abruzzese, le specialità ottenute secondo regole tradizionali, protratte nel tempo per almeno 25 anni. A darne notizia è Coldiretti, che, questa mattina a Roma, in occasione dell’assemblea nazionale, ha tracciato la mappa italiana della speciale classifica del patrimonio enogastronomico del Belpaese, sulla base della revisione 2014 dell’elenco dei prodotti agroalimentari tradizionali, pubblicata in Gazzetta ufficiale lo scorso 20 giugno. In totale si tratta di 4813 bandierine del gusto, di cui 147 abruzzesi.
Rispetto allo scorso anno, in Abruzzo le specialità regionali sono rimaste praticamente invariate, distinte in sette tipologie di prodotti: bevande analcoliche, distillati e liquori tra cui spiccano la ratafia, la genziana e la centerba; le carni come porchetta, arrosticini e ventricina vastese e teramana, ma anche l’annoia e il tacchino alla neretese; formaggi come pecorino e scamorza, caprino abruzzese e caciofiore; grassi come l’olio agli agrumi; prodotti vegetali come patata turchesa, peperoncino e il più diffuso pomodoro a pera ma anche il tondino del Tavo e il tartufo d’Abruzzo; le paste fresche e i prodotti della pasticceria come il prelibato fiadone dolce e i ravioli di ricotta dolci, le scrippelle e il parrozzo; i prodotti della gastronomia come le pallotte cacio e ove, le sagne a pezze e la trippa alla pennese; le preparazioni di pesce come la scapece diffusa soprattutto nella zona vastese; i prodotti di origine animale come il miele di santoreggia e il lattacciolo.
Un paniere gustoso e variegato rappresentato, nell’ambito dell’assemblea di Coldiretti, dalla Mortadella di Campotosto, meglio conosciuta come coglioni di mulo, salume prelibato di origine aquilana, la cui paternità è stata inizialmente rivendicata da Amatrice in virtù del suo dominio medievale su Campotosto. La tipica mortadella, nella fattispecie prodotta dall’azienda agricola La Mascionara di Rinaldo D’Alesio di Campotosto, è stata scelta per l’incontro di questa mattina per rappresentare il patrimonio di specialità abruzzesi che sono ottenute secondo regole tradizionali protratte nel tempo, risultato del lavoro di intere generazioni di agricoltori impegnati “a difendere nel tempo la biodiversità sul territorio e le tradizioni alimentari”, come ha affermato il presidente nazionale di Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che “si tratta di un bene comune per l’intera collettività e di patrimonio anche culturale sul quale l’Italia può contare per ripartire”. In proposito, Coldiretti Abruzzo evidenzia che la grande diversità delle eccellenze agroalimentari, alla vigilia delle ferie estive, sarà sicuramente una forte attrazione per chi deciderà di visitare il centro Italia, con particolare riferimento alle montagne e al mare abruzzese. “Oggi più che mai, il richiamo delle tradizionale agroalimentare è sentito dal turista italiano e straniero come conferma il crescente appeal del nostro patrimonio – sottolinea Coldiretti Abruzzo – Semmai il timore è che tali prelibatezze perdano il contatto con il territorio se prodotte partendo da materie prime non italiane, e in questo caso l’etichettatura di origine costantemente richiesta a gran voce da Coldiretti, sarebbe auspicabile e risolutiva. In assenza di questa legge, per ora, l’unico modo per essere sicuri che ciò che mangiamo sia veramente tipico è accorciare la filiera privilegiando l’acquisto dei prodotti direttamente dalle aziende agricole”.
All’assemblea nazionale di Coldiretti erano presenti per l’Abruzzo il presidente di Coldiretti Abruzzo Domenico Pasetti, il direttore regionale Alberto Bertinelli e i presidenti provinciali Chiara Ciavolich (Pescara), Sandro Polidoro (Chieti) e Silvana Verdecchia (Teramo).
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