Ombrina, capolinea della politica


Pescara – La scadenza del 29 luglio per presentare osservazioni alla procedura di Autorizzazione integrata ambientale (Aia) sul progetto Ombrina mare non è solo un appuntamento tecnicistico, ma è il capolinea per una politica che non ha più alibi. Fermare la deriva petrolifera – scrive Legambiente – nella nostra regione e rivedere le strategie energetiche di questo paese è un imperativo dal quale non si può più prescindere. Le rinnovabili sono ormai una realtà affidabile, capace di garantire un nuovo modello di sviluppo in cui un mondo diverso è possibile. La crisi energetica del nostro paese giunge a un bivio e chiede di fare delle scelte non più rinviabili: continuare a investire sulle fonti fossili o puntare sulle rinnovabili che stanno dimostrando nei numeri la possibilità di creare una “rivoluzione energetica”, portandoci fuori dall’era fossile con grandi benefici economici, ambientali e occupazionali.
La sintesi di questa scelta è nel paradosso di questo luglio caldo. Da un lato in questi giorni si discute con la Regione al Documento per la Programmazione unitaria dei Fondi comunitari 2014-2020, facendo proprie le sfide europee della crescita intelligente, sostenibile e inclusiva, volte al raggiungimento della coesione economica, sociale e territoriale. Mettendo in campo politiche atte a promuovere nuove realtà produttive verso settori emergenti, a alta potenzialità di mercato, quali quelli collegati alla green economy, all’ecoinnovazione e all’economia a bassa intensità di carbonio. Dall’altro, alla virulenza con cui le grandi lobby novecentesche dell’energia reagiscono al nuovo che avanza, rallentando e per certi versi bloccando il cambiamento in atto, si assiste all’imbarazzante continuità tra gli ultimi ministri del governo nazionale che hanno seguito un’unica linea nera: favorire di fatto le fonti fossili e bloccare lo sviluppo delle rinnovabili, non solo con i tagli degli incentivi, ma anche con gli inciampi burocratici e amministrativi, con i limiti alla produzione distribuita e il ritardo nelle reti intelligenti e dell’accumulo. “Questo scontro tra vecchia e nuova economia è ormai evidente – dichiara Giuseppe Di Marco, presidente Legambiente Abruzzo – le rinnovabili sottraggono fette consistenti di mercato alle fossili, come evidenziato nell’ultimo nostro rapporto sui Comuni rinnovabili e mettono in crisi il vecchio modello con quello più democratico della generazione distribuita. Il punto è che ci stiamo giocando il nostro futuro e la politica, regionale e nazionale, ha la responsabilità di bloccare o promuovere questa rivoluzione energetica, fatta di efficienza e rinnovabili. La politica deve fare – prosegue Legambiente – la sua scelta e abbandonare la posizione di mezzo non più accettabile. Una scelta capace di rispondere alle questioni ambientali, economiche e sociali, volta a costruire nuovo lavoro che sia nello stesso tempo occupazione innovativa e che valorizzi l’identità e ridia dignità alla nostra comunità. Una scelta credibile che ci faccia uscire fuori dalla favola della coesistenza di scenari antitetici che non illude più nessuno”. La Legambiente è al fianco delle Istituzioni che hanno assunto e assumono un ruolo guida nella lotta contro la deriva petrolifera e che con il loro impegno contribuiranno affinché l’Italia cambi il suo piano energetico nazionale. Ma soprattutto è al fianco degli abruzzesi che in 40 mila a Pescara hanno dato forza all’Abruzzo quale regione europea con una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva. Abruzzesi che, nonostante sia estate, non si faranno prendere dai colpi di sole.


09 Luglio 2014

Categoria : Cronaca
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