Grido ai quattro venti “grazie Scibilia”
Pescara – SCRIVE ERMANNO RICCI
Gentile Direttore,
sono costretto, mio malgrado , ad intervenire sulle inesattezze contenute nell’articolo “Che errore dare il Pescara a Scibilia“, a firma di Antonio De Leonardis, su il quotidiano Il Centro, che ha riportato una lunga intervista dell’ex Presidente della Pescara Calcio, Panfilo De Leonardis. Ho deciso di intervenire sull’argomento perchè conosco tutta la verità e sulle modalità che hanno portato Pietro Scibilia ad assumere le redini della dirigenza biancazzurra. Mi consenta, però, di fare un passo indietro e cioè quando il sig. De Leonardis, in qualità di Presidente della Pescara Calcio, dopo una rocambolesca retrocessione in C, vide di nuovo il suo Pescara in serie B, grazie alle disgrazie economiche del Palermo. Com’è noto, la società biancazzurra aveva una situazione economica imbarazzante, per cui si andò alla ricerca di un allenatore il cui ingaggio fosse alquanto contenuto. A queste caratteristiche rispondeva il nome del sig. Giovanni Galeone. La pattuglia biancazzurra raggiunse il ritiro di Montefortino, nelle Marche, ma, dopo le prime sedute il nuovo tecnico faceva pressioni sul presidente De Leonardis, per avere alcuni giocatori più affidabili, quali Profumo e Siviero, oltre ad un portiere di provata esperienza. A queste richieste De Leonardis rispose picche, perchè diceva: ”Mister, forse lei non ha capito che qui non c’è una lira. Alleni la squadra che le è stata affidata e non pensi ad ottenere ulteriori rinforzi”. Sorvoliamo sulla preparazione e sugli incontri amichevoli ,l’ultimo dei quali, a Teramo, dove nel primo tempo si giocò con uno schema e nel secondo con un altro, quello tanto caro all’ex Catuzzi, prima del debutto in Coppa Italia con il Como, che il Pescara pareggiò (1-1) con pieno merito e con un gioco spumeggiante. Quel Pescara, particolarmente equilibrato, registrato in ogni reparto, con una perfetta simbiosi tra giocatori esperti (Gasperini e Ciarlantini) e giovani talentuosi come il portiere Gatta (che venne convocato nell’Under 21) i difensori Camplone e Bergodi, le ali (Pagano a destra e Berlinghieri a sinistra), e un centravanti (Rebonato) che, servito a perfezione, faceva goals a grappoli, quel Pescara, dicevamo, raggiunse la promozione nella massima serie, tra la sorpresa generale. Insomma dall’inferno (la serie C) al paradiso (la serie A). E’ a questo punto che spunta il nome del comm. Pietro Scibilia, l’imprenditore calabrese che aveva spostato in Abruzzo tutte le sue aziende olearie, nonchè l’industria dolciaria, la Gis Gelati, per non avere più a che fare con la ‘ndrangheta calabrese, dopo l’assassinio del cognato ed il rapimento del padre, per la cui liberazione furono pagati diversi miliardi. Il comm. Pietro Scibilia, prima di approdare alla guida della Pescara Calcio, era già conosciuto e stimato nel mondo dello sport, per aver varato una forte squadra ciclistica professionistica, tesserando gli atleti più noti, come Francesco Moser e Giuseppe Saronni, ma arricchendo la formazione con l’inserimento anche dei migliori atleti europei. E’ così che l’Abruzzo approdò nella serie A del ciclismo. Il comm. Pietro Scibilia venne fortemente corteggiato dagli amministratori di Pescara, con alla testa il sindaco di allora, Nevio Piscione. Dopo una lunga trattativa (siamo alla vigilia del campionato di serie A 87-88) si arrivò all’accordo, ma non fu una gestione tranquilla ,tanto che il massimo dirigente, con una raccomandata inviata a Filippo Antonio De Cecco, a Vincenzo Marinelli, ad Attilio Taraborrelli, a Panfilo De Leonardis ed al dott. Lorenzo Piattella, in qualità di Presidente del Collegio Sindacale della Pescara Calcio SpA, in data 16 novembre 1987 scriveva, “…per salvaguardare l’interesse preminente della Pescara Calcio, per riportare serenità nell’ambito della stampa e della tifoseria, per sottrarre la mia persona ad un continuo ed ingiustificato linciaggio morale, sono costretto a rassegnare le dimissioni dalla carica di presidente della società rimanendo comunque azionista fino a quando altri operatori economici non mi chiederanno la cessione delle azioni in mio possesso…”. Questa lettera venne anche inviata per conoscenza anche al cav. Franco Manni. Facile immaginare le ulteriori pressioni che furono rivolte al comm. Pietro Scibilia per recedere dalla sua decisione e, per l’amore che ha sempre avuto nei confronti dell’Abruzzo e della Pescara Calcio in modo particolare, ancora una volta il dirigente calabrese si lascò convincere e restò per tanti anni alla guida della compagine biancazzurra. Prima dell’arrivo di Scibilia, i dirigenti ,per la maggior parte costruttori, non facevano altro che litigare, mettendo, quindi, in forse l’iscrizione al campionato di appartenenza. Con l’arrivo del comm. Pietro Scibilia la Pescara Calcio non ha avuto più problemi economici, la gestione è stata sempre tranquilla, per cui mi sembra ingeneroso da parte del sig. Panfilo De Leonardis affermare che sia stato un errore dare il Pescara all’imprenditore calabrese. Ho voluto fare questa doverosa precisazione perchè ho frequentato il comm. Scibilia sia nella preparazione della squadra ciclistica, riservata ai professionisti, e sia nel momento in cui ha preso le redini della Pescara Calcio. Tanto più ho ritenuto opportuno rispondere alle illazioni del sig. Panfilo De Leonardis in quanto il comm. Pietro Scibilia non è più tra di noi e ,quindi, in un certo qual modo, ho voluto onorare, per quel che ho potuto, la sua memoria e ribadire il grande amore che aveva nei confronti dell’Abruzzo e di Pescara in particolare. Consentitemi di gridare ai quattro venti: “Grazie Scibilia!”.
Non c'è ancora nessun commento.