Del “senecio” tossico se ne fregano


Senecio inaequidens: una pianta che fa fiori gialli. Ce n’è in abbondanza su Gran Sasso e Laga, ma… La novità è che arriva dall’Africa, e sta invadendo i nostri pascoli. Senecio viene dal latino (pianta invecchiata a causa di peluria bianca che ricorda i canuti) e inaequidens significa che ha bordi dentellati irregolari. Denti irregolari, insomma, sembrano. La conosceva anche Plinio. E allora? Pare contenga alcaloidi tossici che gli animali potrebbero mangiare e far finire nel latte.
Vi pare poco? E’ una situazione seria, e bisognerebbe occuparsene. Invece, il Parco del Gran Sasso ne fa argomento di un convegno (e meno male, è meglio di niente) annunciato con serafico linguaggio, senza neppure fornire una foto della pianta. L’abbiamo trovata noi e l’abbiamo mostrata nell’articolo di cronaca.
Calma, non è detto che il latte sia tossico… Andiamoci piano. Ma, di fronte a queste preoccupanti evoluzioni incontrollabili nell’ambiente in cui viviamo, forse bisognerebbe essere più vigili e meno silenti. Quasi si volesse giocare a nascondino. Parliamo ovviamente delle autorità, delle istituzioni, della sanità pubblica, degli ambienti scientifici capaci solo di chiedere risorse e di riferire di premi conseguiti. Tutti muti, tutti forse ignari o semplicemente inerti. Salme nel sarcofago. Ci chiediamo: a chi siamo affidati? La sfanghiamo, spesso, per puro caso. Questa è l’impressione, che può essere, e speriamo sia, sbagliata. Mah…



01 Luglio 2014

Gianfranco Colacito  -  Direttore InAbruzzo.com - giancolacito@yahoo.it

Categoria : Editoriale
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