Casalesi, operai da fuori e controlli zero


L’Aquila – Ciò che andiamo scrivendo e ripetendo da mesi viene finalmente percepito anche a L’Aquila, non dalle istituzioni che si sbracciano a sdegnarsi e a promettere o auspicare, bensì dall’associazione socioculturale Insieme, che scrive in un suo documento diffuso oggi. “Ciò che desta assoluta meraviglia, ove le ipotesi di reato trovassero conferma, è l’assoluta carenza delle strutture intermedie. Mi riferisco in particolare al Comune, alla Provincia e alla Regione nonché ai vari uffici provinciali e strutture di riferimento”.
La denuncia di “non aver controllato il fenomeno nella fase della prevenzione” è del presidente dell’associazione “Insieme”, l’avvocato Antonio Valentini, foto, commentando quanto emerso dall’inchiesta “Dirty Job”, in particolare il fatto che nei cantieri della ricostruzione privata vengano impegnati lavoratori da fuori regione, soprattutto provenienti dalla Campania, a discapito di quelli aquilani e del cratere del terremoto.
L’inchiesta della procura distrettuale antimafia dell’Aquila ha portato all’arresto di sette imprenditori impegnati nella ricostruzione privata con l’accusa di “contiguità al clan dei Casalesi”: le indagini hanno evidenziato che ai lavoratori veniva chiesto con metodi mafiosi di consegnare al datore di lavoro il 50% dello stipendio.
“La mancanza dei sopracitati livelli intermedi ha fatto sì – ha spiegato Valentini – che gli aquilani non siano stati inseriti nei circuiti lavorativi anche, e non solo, di modesto livello e di ciò la gratitudine va ovviamente ai nostri amministratori, come dire che gli aquilani oltre che ‘desaparecidos’ sono anche ‘descamisados’”.
Valentini, nella sua denuncia, fa nomi e cognomi: “Subito dopo il terremoto proposi agli amministratori, tra cui l’attuale sindaco, la creazione di una struttura tipo ‘Abruzzo Lavoro’ da denominare, appunto, ‘L’Aquila Lavoro’, indicando anche la persona in grado di dirigerla”, ha continuato l’avvocato Valentini, il quale ha sottolineato di non aver avuto nessun riscontro.
“Il linguaggio da me adoperato fu talmente astruso da non meritare neanche una risposta nonostante che la persona indicata, oltre che essere al di sopra di ogni sospetto, e certamente capace – ha concluso – avesse già accumulato esperienza al riguardo”.


28 Giugno 2014

Categoria : Cronaca
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