Cosa si dissero Fini e Trifuoggi


Pescara – Andiamo a leggere cosa si sono detti Gianfranco Fini e il procuratore Trifuoggi, nell’ormai famoso fuori-onda finito su La Repubblica, divenuto un caso politico senza precedenti. Giornata conclusiva della quattordicesima edizione del “Premio Borsellino”. Era il 6 novembre scorso. Ospite d’onore il presidente della Camera Gianfranco Fini, premiato per l’impegno politico. Durante i vari interventi, l’ex ministro degli Esteri, si intrattiene con il suo «vicino di banco», il procuratore di Pescara Nicola Trifuoggi. Non sa, però, che i microfoni posti davanti a lui sono accesi. La registrazione finisce nelle mani della Pacotvideo, uno studio di postproduzione che stava filmando l’evento. Ieri il tutto è finito sul sito del quotidiano Repubblica diventando un caso politico. A colpire non sono solo le frasi pronunciate da Fini, ma anche la tranquillità con cui il presidente della Camera esprime giudizi su Berlusconi e sui suoi guai giudiziari, parlando con una persona conosciuta poche ore prima. Un magistrato. «Confonde il consenso popolare che ovviamente ha e che lo legittima a governare, con una sorta di immunità nei confronti di qualsiasi altra autorità di garanzia e di controllo. Magistratura, Corte dei Conti, Cassazione, Capo dello Stato, Parlamento» così Fini descrive Berlusconi, parlando con un “conoscente”, «Ma io gliel’ho detto – prosegue -, confonde la leadership con la monarchia assoluta; poi in privato gli ho detto: “Ricordati che gli hanno tagliato la testa a….” Quindi statte quieto». E’ vero anche che i concetti espressi da Fini non sono dissimili da ciò che il presidente della Camera dice in pubblico da tempo. Ma il resto del «fuori onda» no. Il presidente della Camera parla delle rivelazioni del pentito Spatuzza in un periodo in cui tutto ciò che si sa sono indiscrezioni apparse sulla stampa (e solo dopo si saprà che l’ex killer di Cosa Nostra deporrà in Aula il 4 dicembre), eppure Fini non ha alcun dubbio: «Il riscontro delle dichiarazioni di Spatuzza speriamo che lo facciano con uno scrupolo tale da…perché è una bomba atomica». «Assolutamente sì – replica Trifuoggi -…non ci permettere un errore neanche minimo». «Sì perché non sarebbe solo un errore giudiziario – prosegue Fini -, è una tale bomba che…». «Lei lo saprà… – insiste – Spatuzza parla apertamente di Mancino, che è stato ministro degli Interni. Uno è vicepresidente del Csm e l’altro è il presidente del Consiglio…». Insomma il presidente della Camera non prova neanche a difendere Berlusconi. Parlando di Mancino, sembra quasi anticipare notizie che solo i magistrati che indagano possono sapere. Spatuzza, infatti, a quanto si sa non ha mai parlato del vicepresidente del Csm. Qualche ora più tardi il malinteso sembra chiarirsi. Ambienti vicini al Csm parlano di una telefonata tra Fini e Mancino in cui il presidente della Camera avrebbe spiegato di essersi confuso attribuendo a Spatuzza le dichiarazioni di Massimo Ciancimino . «Rettifica» e scuse a Mancino ripetute a tarda sera, quando in diretta telefonica Fini ha parlato a «Ballarò». Un intervento che gli ha permesso anche di affermare che «Berlusconi non c’entra nulla con la mafia».Ma mentre la politica si interroga sulle sue parole, resta viva l’immagine nella memoria del video girato il 6 novembre: Fini che applaude al termine del discorso di Nino di Matteo,il sostituto procuratore di Palermo che, con Antonino Ingroia, sta raccogliendo le dichiarazioni di Ciancimino jr sulla presunta trattativa tra Stato e mafia durante la stagione delle stragi.


02 Dicembre 2009

Categoria : Politica
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