Qui L’Aquila, la (copiosa) giudiziaria
L’Aquila – (Foto: le palazzine del tribunale a Bazzano) – Talvolta bisognerebbe sguinzagliare frotte di cronisti e segugi per seguire le cronache giudiziarie aquilane. Naturalmente le maggiori, non tutte, e chi potrebbe farcela?
Giorni difficili, ancora una volta, per chi tenta sintesi di ciò che accade.
CHIESE E CUPOLE – Oggi in tribunale, di fronte al GIP Garganella, tre protagonisti dell’inchiesta sulla ricostruzione delle chiese e le presunte tangenti. Sono comparsi l’imprenditore Cricchi e l’imprenditore Rosone. Muto il primo (ha scelto di non rispondere al giudice), muto il secondo ma dotato di avvocati scriventi: hanno infatti depositato un primo documento difensivo.
Il più atteso era ovviamente l’indagato eccellente, quel Marchetti un tempo in primo piano accanto a politici e potenti, nazionali e locali. Un vero deus ex machina di ogni decisione importante, uno autorevole e qualificato, così veniva descritto e accreditato negli ambienti in cui si decide tutto. Anche dove dirottare risorse.
Marchetti non ha deluso. E’ arrivato persino sorridendo, senza evitare gli obiettivi e senza espressioni accigliate. Come sia andata davanti al GIP lo sanno solo lui e i suoi avvocati.
CASALESI – L’altra inchiestona, quella che include l’intrusione dei Casalesi, si presume che vada avanti: lo ha detto ieri, del resto, anche Roberti, il capo della magistratura antimafia.
Anzi, lo ha evidenziato anche nel tono di voce.
Novità vere e proprie, se ce ne sono, non sono cibo per cronisti. Si sa soltanto che il prefetto Alecci ha convocato per il 1 luglio (ma la prefettura non lo ha fatto sapere ufficialmente) un tavolo per fissare delle regole più severe e rigorose sugli appalti nei cantieri privati. Rergole più incisive. Sembra a molti il solito cancello chiuso in ritardo. Infatti a nessuno poteva sfuggire, tanto meno alla prefettura, l’andirivieni di lavoratori spediti a L’Aquila dalla Campania e dal Caserta no. Non sfuggiva alla Finanza, che indagava da due anni, figuriamoci alla prefettura.
Ora si parla di regole più stringenti e severe.
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