Sorridiamoci un po’ su
Pescara – (di Stefano Leone) – L’abbigliamento dell’uomo, agli occhi delle donne (e non solo), risulta un terreno facile da percorrere con poche insidie e tentazioni che possono indurci sulla strada della perdizione “tamarra” o, peggio ancora, cafona. Uno degli scivoloni più comuni, facilmente visibili sui tram, nelle metropolitane piuttosto che in ufficio o nei salotti di tutto il mondo, sono legati al “tema scottante” del “calzino”. Al bando calzini corti di qualsiasi tipo, potrebbero essere tranquillamente messi fuori produzione. Polpacci lividi o villosi, stinchi bianchi come neve e glabri come guance di bambino che appaiano all’improvviso dall’accavallamento di una gamba, possono suscitare il raccapriccio anche agli stomaci più forti e preparati. Quando poi questo accade alla presentazione di eletti in una nuova Giunta municipale, vivaddio il terrore corre sul filo. Impietosi coloro che pubblicano le foto, pensando che forse non è questo che è importante ma la sostanza. Certo, lustri fa. Oggi, che tutto, politica compresa, viaggia attraverso “image communicative” e marketing, la sostanza deve coniugarsi con la presenza (intesa come immagine). Responsabilità di un calzino bianco corto. Come dire, tutto per colpa di un inizio …con il piede sbagliato!
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