Cantieri, quante domande inquietanti
L’Aquila – CENTINAIA DI LAVORATORI DA FUORI, NESSUNO AQUILANO: AL SINDACATO SEMBRAVA TUTTO REGOLARE? – “Prima” non accadeva nulla, semplicemente perchè i cantieri erano fermi, la ricostruzione non partiva se non in luoghi e casi sporadici. Progetti di persone importanti, velocemente approvati e finanziati. Forse anche perchè elaborati e curati da chi voleva far presto e non aveva altri fini reconditi.
“Poi”, quando la ricostrizione privata è finalmente partita – in quella pubblica e in quella delle chiese sappiamo com’è andata – sorgevano tanti dubbi legittimi. Qualche giornale cominciava a parlarne. Tra i primi il nostro. Guardati male, come appestati, e – per quanto ci riguarda – emarginati dai “circuiti” che contano…
Politica e sindacati, invece, come sempre capita nelle situazioni difficili o scottanti, si cucivano la bocca. Anzi, c ‘era chi sbandierava “centinaia di cantieri”, tante gru nel panorama aquilano, rumori e voci, macchine in movimento.
C’erano però delle domande da porsi e da porre che, proprio perchè imbarazzanti (o peggio), nei centri decisionali nessuno si poneva o poneva. Anzi, gli interventi dei giornali suscitavano fastidio e malevolenza. Niente di nuovo sotto il Sole.
Le domande (ve la facciamo breve, non amiamo le chiacchiere inutili) erano: perchè a L’Aquila e dintorni lavorano sempre e solo le stesse ditte? Un clan di potenti – i big aquilani di oggi e di ieri, quelli che contano davvero – che prende tutto, come al sette e mezzo l’asso detto – appunto – pigliatutto.
Perchè vengono impiegati centinaia e centinaia di lavoratori, ma pochissimi o nessuno aquilano o abruzzese? Perchè il settore edilizio è in crisi, i venditori di materiali edilizi (alcuni…) soffrono, e – andando indietro – perchè l’unica cementeria esistente (SACCI a Cagnano Amiterno) è stata sull’orlo della crisi?
A diverse domande la risposta è arrivata questa mattina. Ad altre forse arriverà , visto che le 500 pagine dei provvedimenti giudiziari scritte finora non sono esaustive. Se ne scriveranno molte altre. Le indadini, dice la procura antimafia, sono tutt’altro che concluse.
La finanza indaga da due anni, e dunque dubbi, dicerie, sussurri e grida sulle infiltrazioni camorristiche nel gran pentolone pieno d’oro erano più che motivate. Davvero preoccupante che le istituzioni (a cominciare dalla dormiente Regione) non si siano mai accorte (?) o allarmate di nulla.
Ma è clamoroso che il sindacato – ben informato sulle drammatiche circostanze, se non altro dagli articoli su alcuni giornali (tra cui ripertiamo il nostro) – non abbia mai affrontato il problema. Le cosiddetta triplice non si accorgeva che nei cantieri non c’erano aquilani? Solo personale scelto dai Casalesi? Non si chiedeva perchè?
Un’inchiesta dopo l’altra, coinvolgimenti a macchia d’olio, alluvionali talora, e nomi sempre di maggiore spicco.
C’è da temere davvero per il futuro della città e della sua sempre più problematica e inquietante ricostruzione.
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