Casalesi in affari…(2): gli arrestati – Parecchi gli aquilani coinvolti, perquisizioni e indagati
LA CAMORRA FORNIVA PERSONALE A BASSO COSTO – MASSIMI RISULTATI CON LA MINIMA SPESA – ORA CONTROLLI SUGLI EDIFICI PRIVATI – Da tempo ci si chiedeva, e il nostro giornale se n’è occupato più volte, come mai nella ricostruzione comparissero tanti stranieri e forestieri, e pochissimi o nessuno aquilano o abruzzese. L’ultima volta abbiamo pubblicato una minintervista ad un lavoratore straniero che ha fatto esperienza nei cantieri aquilani. E poi ne è stato espulso.
Ora, forse, tutto è molto più chiaro.
Ai domiciliari sono finiti Elio Gizzi, foto, ex presidente dell’Aquila calcio, attuale amministratore e direttore generale della societa’, e i fratelli Dino e Marino Serpetti. Destinatari di misure cautelari in carcere sono invece Alfonso, Cipriano e Domenico Di Tella e Michele Bianchini. Gli imprenditori sono tutti aquilani a eccezione di Bianchini, originario di Avezzano.
Gli investigatori dello Scico di Roma delle Fiamme gialle e del Gico dell’ Abruzzo hanno appurato come per massimizzare i profitti nei milionari appalti della cosiddetta ricostruzione privata i sette imprenditori coinvolti nell’inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia dell’Aquila si rivolgevano alla camorra, in particolare al clan dei Casalesi, per farsi procurare le maestranze a basso prezzo. I guadagni degli operai formalmente assunti con regolare contratto venivano poi dagli stessi restituiti con versamenti al bancomat.
Secondo il sostituto procuratore della Dda David Mancini, che ha seguito l’ inchiesta, sono almeno una decina i cantieri finiti sotto la lente di ingrandimento della Procura, per un giro d’affari stimato attorno ai 10 milioni di euro. Franco Roberti, procuratore nazionale antimafia, nel corso della conferenza stampa ha auspicato un controllo sulla bonta’ dei lavori edili eseguiti dai Di Tella e il sequestro per equivalenza dai conti correnti degli indagati delle somme indebitamente sottratte alle maestranze per essere cosi’ compensato il maltolto. Dagli accertamenti emergerebbe che gli operai restituivano il 50% dello stipendio.
Non c'è ancora nessun commento.