Riforme, legali e commercialisti gradiscono?
L’Aquila – (di G.Col.) – (Foto: le ministre Boschi e Madia) – Se soltanto la metà di quanto l’ipercinetico premier Renzi promette, gradevolmente affiancato da un paio di ministre giovani, determinate e carine (il che, con buona pace dei malpensanti, non guasta), presto e forse addirittura entro il 2014 ormai a metà della sua strada, l’Italia sarà un paese diverso.
Le riforme che più percepisce la società (a parte qualche soldo in più nella busta paga e qualche riduzione fiscale) riguardano la giustizia e – appunto – la materia fiscale. Leggendo qua e là, è lecito chiedersi – sperando che qualche risposta arrivi anche dagli interessati – se avvocati e commercialisti gradiranno.
Le innovazioni in campo legale puntano a rendere più svelto il processo civile, che, essendo estenuante e spesso sconfortante per chi chiede giustizia dallo Stato, non nuoce certo agli avvocati. Processi lunghissimi, parcelle adeguate. Rinvii su rinvii, per i cittadini giustizia non resa, ma per chi cura i loro interessi forse le cose vanno viste da un’altra angolazione.
Il 30 giugno dovrebbe scattare una cosa che si chiama processo telematico, almeno nella giustizia civile. In sostanza, più informatica e telematica, più online, e meno scartoffie, notifiche, ritardi, errori, legacci che allungano per anni le vertenze civili. Senza trascurare che le pensioni dei legali sono direttamente collegate con i bolli giudiziari. Più online, meno carte, meno bolli. E dunque?
In certi casi siamo al ridicolo, e trovandoci in Italia, non dobbiamo stupircene. Uno dei tribunali meglio attrezzati e avanzati sulla strada del processo telematico, è quello di Sulmona, che è però incluso tra quelli “minori” da cancellare. Quale sia la logica di tutto ciò, ai più sfugge… Anche perché non ce n’è una, come in tante cose italiane.
La riforma introduce, oltre la telematica, regole nuove, abbreviazioni, conciliazioni (se le parti lo vogliono) e diverse vie per arrivare a sbloccare contenziosi assurdi, nei quali spesso neppure le parti sanno perché stanno litigando. Solo gli avvocati, forse, conoscono le situazioni. E molti di loro non hanno fretta di risolverle.
A volo d’uccello, si può legittimamente porre la domanda: approveranno gli avvocati le innovazioni, daranno il loro contributo per rendere praticabili? Ci si augura di sì.
Per i commercialisti, si prospetta subito dal 2015 una novità non secondaria: 30 milioni di contribuenti riceveranno a casa la dichiarazione dei redditi precompilata. Moltissimi commercialisti lavorano per compilare milioni di tali dichiarazioni, per aiutare clienti “persi” tra mille astrusità. Non sarà il loro lavoro principale, è ovvio, ma è lavoro, specie per i giovani esordienti.
Uno di loro ci ha detto che le dichiarazioni precompilate prima di tutto non arriveranno davvero nel 2015, e in secondo luogo saranno talmente piene di errori e di elementi da contestare, da richiedere ai commercialisti di fiducia più prestazioni rispetto ad oggi.
Non rimane che attendere l’infuocata estate renziana e le novità. Da sempre e anche oggi, saggiamente, ricordiamo che tra il dire e il fare, può esserci in mezzo l’oceano. Compresa la fossa delle Marianne, profonda 11.000 metri. Dentro può finirci di tutto.
L’INCHIESTINA – L’argomento è prematuro da trattare con inchieste vere e proprie. Noi abbiamo al volo sentito tre avvocati (a Chieti, perché lì eravamo in quel momento), e tre commercialisti. Un giovane avvocato ha detto che non legge i giornali e dunque dovrà fare ricerche su Internet: come dire che non ne sapeva granchè. Un altro legale ha detto piuttosto scostante che un buon avvocato non allunga i processi, ma cerca di risolverli. Un terzo legale sostiene che leggi e regole sono troppe, e va riformato tutto il codice civile. I piccoli interventi non servono.
Un commercialista non crede che ci saranno grandi novità, almeno immediate, e che i contribuente continueranno a servirsi dei professionisti per pagare il meno possibile. Un secondo ha sorriso ricordando che sono anni e anni che si parla di riforme e semplificazioni fiscali. Un terzo crede che i cittadini avranno sempre e comunque bisogno di aiuto nei rapporti con il fisco, fino ad oggi rapace e insidioso, non certo amico della gente come vorrebbe farci credere la politica.
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