La combriccola del male
Il letamaio che sta sorgendo dagli inferi annidati sotto le macerie aquilane è sorprendente. Svela spocchiose sicumere corruttive capillari. Non che qualcuno conservi ancora qualche spiraglio di ingenuità o fiducia, nel tifone delle vicende che ci assediano. Ma, al momento, altro che betrayal, ovvero il vecchio normale tradimento. Spunta una proterva combriccola del male che mette i brividi.
Scenario: i soldi della ricostruzione. Scenario localizzato, la ricostruzione delle chiese, che spesso costa un’enormità … e non si capisce quanto ne valga la pena, in casi come S.Maria Paganica, di fatto distrutta. Attori in preda a furie di ingordigia, servitori dello Stato, gente in tonaca, mezze figure annidate negli uffici, burocrati, affaristi, costruttori, vari potentati interconnessi e sotterranei capaci di unirsi non appena percepito l’odore del dio denaro.
Sembra il bar dei dannati raccontato in un magistrale film con vampiri, assassini, figuri loschi, luci livide, fiamme infernali, orrori. Ma non è un film, e speriamo che non tutto ciò che sembra sia vero.
I preti volevano ghermire gli appalti per le chiese, gestirseli in pace (non eterna, bensì molto terragna); c’era chi scriveva alle altissime sfere romane (spesso pericolosamente contigue alle tonache) per aggiustare regole e leggi, eludere controlli, legittimare ogni pirateria per intascare denaro. C’era chi vergava emendamenti per turlupinare tutti e appiccicare etichette di purezza su procedure assai impure. Il solito male profondo che alligna dove le regole sono troppe e farraginose, raffazzonate, confuse.
Se le cupole non esistono a L’Aquila, attenti che non esistano fuori. E che non gettino le loro ombrose uligini fin quaggiù. Dove in tanti sono inclini a introgolare senza timori di ignobilità . Con fameliche dentature sfoderate. Altro che denaro “sterco del demonio”: qui lo sterco lo riceviamo in faccia tutti noi, a secchiate, a palate di ruspa.
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