Bombe d’acqua? E’ dissesto idrogeologico
CRITICITA’ LEGATE A SCELTE URBANISTICHE SBAGLIATE – E A L’AQUILA TORNA L’ALLAGAMENTO COME 50 ANNI FA… – I mass media sono ormai abituati, privi spesso come sono, almeno alcuni, di fantasia e di proprietà di linguaggio, a strombazzare una frase ad effetto, assorbita a orecchio: bombe d’acqua. Ormai va di moda e un temporale qualsiasi diventa una bomba d’acqua. I geologi come la pensano?
“Altro che bombe d’acqua questa è pioggia intensa. Il dissesto idrogeologico è la vera priorità per l’Italia . Intervenire sulle città è divenuto quanto mai urgente, non solo per ovviare alla progressiva diminuzione della loro capacità competitiva, ma anche alla vulnerabilità che queste evidenziano di fronte ai cambiamenti climatici”. Lo ha affermato Gian Vito Graziano , Presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi , intervenuto su quanto è accaduto in queste ore in Italia .
“L’eccessivo consumo di suolo naturale e la conseguente progressiva impermeabilizzazione dei suoli urbani – ha proseguito Graziano – sta esponendo a rischi sempre più gravi le aree urbanizzate nel frequente susseguirsi di eventi meteorologici severi e talora estremi.
Si tratta di criticità legate a scelte urbanistiche sbagliate, con riferimento soprattutto a quelle che interferiscono con il sistema idrogeologico superficiale, che evidenziano in tutta la sua gravità come il tema del territorio sia ancora considerato settoriale, se non persino marginale, rispetto alla pianificazione ordinaria. Risulta sin troppo evidente che non sono più validi i paradigmi che stavano alla base dell’espansione e della trasformazione urbana, motivo per il quale si devono allora radicalmente modificare le politiche per le città, secondo un approccio che non deve più mantenere distinte le scelte urbanistiche da quelle ambientali”.
“Per attuare una strategia di questo tipo occorre innanzitutto rinaturalizzare i sistemi idrografici, che nella maggior parte delle città italiane sono fortemente antropizzati – ha concluso Graziano – aumentare la copertura vegetale degli spazi aperti urbani e semi – naturali presenti all’interno dei tessuti urbani e soprattutto contenere drasticamente il nuovo consumo di suolo. Bisogna riferirsi a un diverso modello di sviluppo e ad una diversa crescita rispetto al passato. C’è poi da rivedere il sistema delle reti dei servizi collocati nel sottosuolo.
Si tratta insomma di rimettere in discussione ogni parte della città, valutando in termini di bilancio ambientale le risorse disponibili e quelle necessarie per una crescita che sia però sostenibile”.
(Ndr) - Il caso dell’Aquila, dove agli errori urbanistici si unisce una perenne incapacità tecnica di interventi efficaci, è emblematico. Con i temporali degli giorni scorsi, è tornato ad allagarsi il viadotto di Pile. Che c’è di strano? Tutto. Il fenomeno si ripete, infatti, da almeno 50 anni, sempre uguale e sempre nello stesso posto. Ad ogni temporale appena più intenso. Ci sono delle pompe nelle caditoie, che evidentemente non bastano. Ma non accade nulla, da decenni…
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