Multe pazze: rigore o voglia di soldi?
Lanciano – “Sulla questione delle multe relative alle insegne pubblicitarie abusive, l’amministrazione ha ormai effettuato contravvenzioni per circa 500.000. La domanda che sorge spontanea è se questa iper-attività nasce da un’azione spontanea del settore “Corpo di polizia municipale” oppure le ragioni e cause vanno ricercate altrove”.
Lo chiede il consigliere di opposizione al Comune Manlio D’Ortona, “per il rispetto alla trasparenza e corretta amministrazione della città da parte delle Giunta Pupillo, per la tutela dei cittadini e dei loro diritti”.
“La risposta – fa notare D’Ortona – è nelle delibere di Giunta comunale n. 413 del 05/11/2013 e n. 476 del 11/12/2013, che approvano il documento preliminare e definitivo degli obiettivi gestionali e strategici stabiliti dalla Giunta, quindi dall’organo politico, e assegnati ai vari settori comunali (urbanistica, lavori pubblici, politiche sociali, polizia municipale, etc). A pagina 40 del documento preliminare approvato con la D.G. n°413 in particolare – chiarisce l’esponente di opposizione – si trova quello specifico assegnato al settore “corpo di Polizia municipale” e che rappresenta la fonte e l’origine delle devastanti multe”.
Quindi, per chiarezza, l’organo di Polizia municipale esegue ciò che l’organo politico ha comandato, definendo questo obiettivo come obiettivo strategico.
Questi i fatti per distinguere i “centri di responsabilità” tra chi decide quale obiettivo definire e di fatto approva (la Giunta tutta al completo, nessuno escluso e quindi l’organo politico) e l’organo gestionale (la polizia municipale) che esegue ciò che viene loro “comandato”.
“Quindi chiarito chi ha deciso, cosa ha deciso e come lo ha fatto – aggiunge D’Ortona – bisogna chiedersi il perché e le relative motivazioni. La domanda chiave è: ‘far rispettare le regole’ o fare ‘cassa’?
Per D’Ortona, una alternativa c’era: “Se si voleva il legittimo “rispetto delle regole” ci si poteva attivare segnalando l’irregolarità e concedendo un periodo di tempo (per esempio 30 o 60 giorni) per mettersi a norma o in alternativa rimuovere l’insegna (lo hanno fatto in molti Comuni). Insomma l’obiettivo dell’obiettivo è, e rimane, solo quello di fare “cassa” puntando l’indice, ancora una volta, sulla “spina dorsale” del tessuto economico locale ovvero le piccole e medie attività commerciali. Si inventano, quindi, un’altra “tassa” che si somma alla già devastante politica fiscale di questi 3 anni. Di idee e progetti strategici nemmeno l’ombra – conclude D’Ortona – ma deliberare obiettivi definiti addirittura strategici, per mettere in campo azioni repressive con l’unico fine di introitare risorse, questo sì che si riesce a fare”.
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