L’Abruzzo è sempre più disincantato
Il voto di ieri ha riservato una sola sorpresa: il fortissimo astensionismo, che in Abruzzo è salito a livelli… ionosferici. Bisognerebbe chiedersi, dal punto di vista costituzionale e addirittura filosofico, quanto valga il voto di così poca gente. Ma lasciamo andare e passiamo oltre, perchè la politica non è in grado di dare risposte. Ci vorrebbero statisti e grandi esperti di diritto, troveremmo invece solo galoppini di partito e tuttologi che ci soverchierebbero con chiacchiere infinite. Senza costrutto, senza cultura, senza reale volontà innovativa.
Se pensiamo, poi, che dal 25 maggio ad oggi (e chi sa per quanto ancora), non riusciamo a sapere chi è stato eletto in Regione… perdiamo ogni desiderio di disquisire di grandi temi. Ci rendiamo conto di vivere al margine, di essere secondari e spesso anche ridicoli. Sempre inadeguati, impreparati a tutto. Siamo dei girini in Europa…
La sola vera vittoria – ma con un crollo di votanti enorme – è quella di Alessandrini a Pescara. Un’affernazione forte, netta, ribadita nel secondo turno, anche se alle urne erano in pochi intimi. L’Abruzzo è sempre più disincantato, distante, ammutolito, rinunciatario. Una triste carta di identità . Starà ai nuovi eletti (almeno uno, in Regione, è sicuro: D’Alfonso) ridare una scintilla, soffiare sul poco fuoco rimasto e produrre calore vitale. Lo auguriamo agli eletti (tutti) e soprattutto lo auguriamo a noi stessi.
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