Ballottaggi, la catastrofe dei non votanti: più che un calo, una frana ovunque alle ore 19
Pescara – (aggiornamento ore 19,45) – MA CI SONO ANCORA PIU’ DI TRE ORE PER VOTARE – Il calo era già fortissimo nella mattinata, ma si sperava: invece è stata – rilevamenti ufficiali delle ore 19 dal Ministero dell’Interno – un’autentica catastrofe. Sia a livello nazionale, che locale. Il dato relativo all’Abruzzo parla di un modestissimo 30% circa, crollo di 21 punti rispetto al primo turno.
Pescara ha fatto registrare un’affluenza del 26,9%, meno 23 punti rispetto al primo turno. Teramo, 36,3%, relativamente alta rispetto agli altri centri, calo secco di 18 punti. Montesilvano, 28,4%, calo di 22 punti. Giulianova: 31,3%, calo di oltre 22 punti. Silvi, 36,6%, calo di 16 punti.
La gente è semplicemente andata al mare, fortemente indifferente – o sfiduciata – nei confronti della consultazione al ballottaggio. Che, come qualcuno pensa (ne parliamo in un altro servizio su questa pagina), ritiene probabilmente di “avere già dato” al primo turno, fornendo le indicazioni sulle proprie scelte.
LA MATTINATA – (ore 13,31) – E’ risultata molto bassa, a mezzogiorno, l’affluenza alle urne in Abruzzo per il ballottaggio: 13,9% contro il 19,4% di 15 giorni fa. Anche a livello nazionale numeri piccoli: 15,5% contro il 21,5% del primo turno, per le comunali.
A Pescara 12,1%, 15 giorni fa si era avuto il 19,5%. A Teramo 15,3%, contro il 19,3% del primo turno. Dati ufficiosi parlano di pochi alle urne anche a Montesilvano, Giulianova (13,3% contro il 19,1%) e Silvi (14,8% contro 19,5%). Alle 13,30 il Ministero dell’Interno dava solo le percentuali ufficiali relative ai capoluoghi di provincia in cui si svolge il ballottaggio.
Ovunque fa caldo (temperature superiori ai 26-27 gradi), la giornata è buona e in tanti sono andati al mare. Potrebbero aver scelto di votare magari a sera inoltrata, visto che i seggi si chiudono alle 23. Ma c’è ancora, incredibilmente, chi è convinto di poter votare anche domattina, naturalmente lasciando l’ufficio o il posto di lavoro, con il pretesto di dover “compiere il dovere” elettorale. Vecchie abitudini che neppure l’ossessiva campagna informativa della Rai ha saputo sconfiggere: appena cominciavano gli spot elettorali, noiosissimi e troppo lunghi, tutti correvano a cambiare canale.
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