Meraviglie d’Abruzzo: l’appartata Valle Uprano


Chieti – Scrive Luciano Pellegrini (autore delle foto che vedete) : “Le sezioni del CAI (Club Alpino Italiano) di Guardiagrele e Loreto Aprutino hanno programmato per lunedì 2 giugno un’escursione nella Valle Uprano, una valle poco conosciuta che si trova nel territorio della valle dell’Avella a Pennapiedimonte. La Valle dell’Avella è l’unica valle della MAIELLA con tante grotte, che i pastori hanno usato come ricoveri, realizzando dei muri a secco, alcuni di pregevole architettura.
Uno studioso, appassionato del luogo, Luciano Bello, ha censito 175 grotte, spesso molto impervie per raggiungerle, chiedendo ai pastori ed anziani il nome, la storia, la posizione. Un ottimo lavoro che verrà presto pubblicato. I pastori erano tutti residenti a Pennapiedimonte e nel periodo dedicato alla pastorizia, raggiungevano queste grotte e passavano le giornate accudendo al gregge, ricavando latte che serviva per il formaggio. Chi aveva lo stazzo lontano dal paese, restava anche una settimana lontano dalla famiglia. L’erba non mancava, per l’acqua hanno realizzato sulla roccia le “coppelle” che sono incavi per raccogliere l’acqua piovana (foto) ed erano collegati fra loro con nervature. Ciò nonostante, l’acqua che occorreva per abbeverare il gregge, era copiosa e i pastori hanno sfruttato sia l’acqua sorgiva che piovana che scendeva e spesso gocciolava dalle pareti della loro grotta e ingegnandosi, hanno inciso sulle pareti, dei canaletti/nervature che convogliavano l’acqua in un vascone. Questa vita dura, ha fatto abbandonare questa attività ed oggi, nella valle, non c’è più un branco di pecore.
La valle dell’Avella prende il nome del torrente che la percorre in un lungo e affascinante canyon. L’escursione è iniziata dal Balzolo (710m), un terrazzo panoramico di Pennapiedimonte, per raggiungere il Rifugio Pischioli (1135 m). Il percorso si svolge lungo una cresta panoramica e una fermata al rifugio è d’obbligo, per un sorso di acqua fresca e pura. Si continua il sentiero per arrivare all’Ara dei Preti, (1250 m),così chiamata perché i monaci benedettini che alloggiavano nel X secolo all’abbazia di Santa Maria, lungo il corso del torrente Avella, ci coltivavano il grano, che poi portavano alla grotta Fratanallo, una piccola dipendenza del monastero, utilizzata sia come zona eremitica e sia per il ricovero delle greggi per il pascolo. Da questo punto inizia un sentiero non visibile e impensabile che possa esistere. Fra pini mughi, faggi rovesciati, tratti esposti, ma sempre nel silenzio più assoluto, godendo di una fioritura dai cento colori in cui emerge la genziana a campana, arriviamo al “ Cantone Minco…di Domenico”. Dal cantone Minco si osserva un ampio panorama a perdita d’occhio: Le Murelle con l’anfiteatro – Le Macirenelle – la valle dell’inferno – le gobbe di selva romana – la valle di selva romana- e si vedono una decina di grotte con qualche accenno di sentiero pastorale. Lo sguardo corre all’infinito e non si stanca di guardare. Ecco che un camoscio curioso uscito dalla faggeta impenetrabile, si è fermato per rendersi conto chi eravamo. Tranquillizzatosi, con un paio di balzi sulla roccia strapiombante, si è allontanato. Non è abituato a vedere persone perché questo sentiero è sconosciuto. Abbiamo ripreso a camminare e lungo il percorso abbiamo visitato quattro grotte. La prima è la grotta IEREMEON dal significato sconosciuto che si tramandava per generazione, poi la grotta SARGENTE, quindi la grotta SGAFERZA e infine la Grotta Valle Uprano DA COPE (di testa) per distinguerla dalla grotta Valle Uprano DA PIDE (di piede) che si trova più a valle.

Queste grotte sono state adattate a ricovero e la grotta SARGENTE è stata costruita con un ottimo lavoro di ingegneria ed architettura. Qui il muro è a piombo, l’architrave all’ingresso forma una porta precisa, le rocce si incastrano come se fossero state lavorate, e per abbellimento, la roccia è stata incisa. Penso che il pastore che ci viveva doveva avere i soldi, perché l’interno è stato allargato e all’ingresso c’è un camino.Le altre grotte, o sono state invase da rovi come la grotta SGAFERZA o, pur ugualmente bella, la grotta IEREMEON, con doppio architrave, ma con un lavoro più artigianale. Siamo ormai arrivati in Valle Uprano (1318 m),che significa valle del lavoro,del bosco,della legna. E’una piccola radura circondata da imponenti pareti rocciose a forma di anfiteatro dove c’è la Grotta Valle Uprano DA COPE (di testa). La grotta ha il muro di riempimento parzialmente franato e l’ingresso è danneggiato. Qualcuno ha cercato di ricreare la porta, ma con scarso successo.

Abbiamo fatto la pausa “panino” e ognuno ha fantasticato con la mente, perché il posto è unico, attratti dal silenzio, dalla flora,con la macchina fotografica in mano,cercando di scoprire qualche cosa che ci coinvolgeva,emozionava.
Si torna indietro, staccandoci a malincuore da questa valle per tornare nelle città, nell’ambiente abituale, ma questa escursione per un bel po’ ci darà la carica per affrontare la vita giornaliera.

Le foto sul link:

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Luciano Pellegrini agnpell@libero.it


07 Giugno 2014

Categoria : Turismo
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