Terremoti, “parla” l’area funesta del 1703
L’Aquila – (Immagini: la mappa sismica storica della Valle dell’Aterno, e sotto cartelloni turistici) – Le tre scosse di terremoto a raffica, intorno alle 22 di ieri sera (di cui abbiamo riferito nel corso della notte), sono “partite” da un’area epicentrale storicamente molto rilevante, quella dell’alta Valle dell’Aterno, esattamente nel territorio tra Cagnano Amiterno e Barete, a breve distanza chilometrica dai due centri abitati. La mappa dell’Istituto di geofisica che riproduciamo è molto eloquente. Indica i forti terremoti del 1703 (altamente distruttivo) e altri nel diciassettesimo secolo e nel ventesimo, uno dei quali nel 1916, quando era ancora vivissima la paura dovuta al terremoto della Marsica del gennaio 1915.
Come si può osservare, l’area tra il lago di Campotosto, la statale Picente 260 L’Aquila-Montereale e il fondovalle del fiume Aterno è sismicamente molto irrequieta, e lo è da secoli. Forse da millenni, anche se non possiamo affermarlo con certezza. Recenti scavi ad Amiternum, tuttavia, hanno riportato alla luce una sontuosa villa presso il teatro, situata lungo una strada che andava verso l’anfiteatro e forse verso la via Claudia Nova. In quella villa alcuni archeologi hanno individuato tracce di danneggiamenti al materiale lapideo (scale e colonne spezzate tutte alla stessa altezza) che fanno pensare a crolli dovuti ad un forte terremoto. Anche nella struttura dell’anfiteatro c’è chi ha visto prove fisiche di danni dovuti a terremoti. Prove di terremoti si hanno, del resto, anche tra le vestigia di Peltuinum, nell’altopiano di Navelli.
L’area aternina, dunque, è storicamente afflitta da terremoti anche rilevanti.
Le notizie sulla scossa 3,1 di ieri sera e sulle altre due quasi coincidenti, ipocentro a circa 9 km, non dovrebbero essere trascurate o sottostimate. Possono essere un significativo segnale, un’esortazione a tenere alta la guardia e, se occorresse, pronte tutte le misure di intervento. Gli sciami sismici non vanno sottovalutati o taciuti, come fa troppo spesso gran parte della stampa, forse credendo di fare del bene o di giovare all’immagine del territorio. Spesso (ma non sempre, s’intende) sono solo l’annuncio che un terremoto sta per arrivare: così fu mille volte e anche nell’aprile 2009.
Ieri sera il Tg1, tardissimo, ha dato la notizia del terremoto 3,1 a L’Aquila con la solita approssimazione, imprecisione e fretta, quasi a mezza bocca. Una scossa? Invece erano tre (non leggerissime) e a raffica, una modalità non molto frequente. Sta ai sismologi dire se significa qualcosa o meno.
Inoltre, tutti tacciono o addirittura oscurano le notizie dei giorni precedenti. C’erano state tra Reatino e Aquilano, un po’ più a nord rispetto all’epicentro di ieri sera, almeno venti scosse, fino a 2,5-2,6 Richter, quindi non leggerissime. Chiunque può averne notizia solo leggendo il bollettino INGV dell’istituto di geofisica, che peraltro è presente anche a L’Aquila con una sua sede. Nessuno ha mai avuto notizia o comunicazione circa la sua attività scientifica, che sicuramente è di alto profilo, ma nessuno può valutare, non essendo nota.
L’area umbro-reatina-aquilana è sismicamente perturbata e in questo periodo molto attiva. Con i precedenti storici che vi abbiamo riferito all’inizio, forse occorrerebbe più attenzione al fenomeno: la gente va prima di tutto informata correttamente, senza allarmismi ma anche senza occultamenti. Comprensibile, ma non accettabile, che persista la paura di essere accusati di aver dato o non dato allarmi.
Ma perché sproloquiare di allarmi, invece di usare una definizione molto più corretta e precisa, informazione? Le cose bisogna saperle, esattamente come sono, anche se qualche volta essere informati equivale a percepire nitidamente l’inadeguatezza di istituzioni e autorità .
Che, come sempre, restano mute.
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