La caserma Rossi torna all’antico
L’Aquila – (di AMEDEO ESPOSITO)
- Era scuola per allievi ufficiali di complemento –
Quanti hanno molti capelli bianchi (come chi scrive) si rallegrano, perché il complesso militare, che per trent’ anni è stato “abitato” dai gloriosi reparti degli Alpini, nacque scuola per l’addestramento degli ufficiali di complemento.
Scuola che, dal 1939 ai primi del 1943 (quando fu smantella e successivamente anche depredata da molti cittadini) ebbe ad addestrare, secondo le cronache, non meno di 10 mila ufficiali di complemento, compresi circa trecento abruzzesi, tutti poi impegnati nella disastrosa seconda guerra mondiale. Moltissimi di loro caddero sotto il fuoco tedesco dinanzi alla “casina rossa” nell’eccidio di Cefalonia dei diecimila soldati italiani.
La scuola, che ospitava allievi provenienti da ogni angolo dell’Italia fascista di allora, era sotto “tutela” della corona dei Savoia, tanto che il suo diretto “referente” fu sempre il Principe di Piemonte, poi re Umberto II (il re di maggio).
Nel luminoso 15 maggio del 1942, lo stesso principe Umberto passò in rassegna circa mille tra ufficiali di complemento e cadetti, che si presentarono in alta uniforme schierati lungo il viale antistante la scuola, allora non ancora alberato e senza le aiuole com’è oggi, e senza il palazzo della questura antistante.
Nelle cronache del tempo si sottolineò che la casa reale, con la sua scuola, volesse aggiungere un tassello significativo alla realizzazione della “grande Aquila” di Adelchi Serena.
Non fu un caso, infatti, la scelta dell’area al di sotto del castello per la costruzione della scuola a brevissima distanza dagli impianti sportivi (stadio, piscina, etc.) frequentati dagli allievi ufficiali in maniera costante.
Scuola fu (sia pure per ufficiali di complemento) e campus torni ad essere – come auspica il sindaco Massimo Cialente – per togliere dalle tante strutture provvisorie i molti nostri ragazzi, i quali solo entro un’adeguata, funzionale e spaziosa area scolastica potranno affacciarsi veramente alla “vita nova” che la città, pur ferita dal terremoto, ha il dovere di assicurare loro.
A tutti, nessuno escluso!.
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