Perchè non eravamo microzonati?


Che il Comune dell’Aquila, anche grazie alla pertinacia dell’assessore Di Stefano, si stia dotando di una microzonazione sismica è cosa buona e giusta. Per chi non lo sapesse, la microzonazione è una perlustrazione attenta del suolo e del sottosuolo, che ci dice cosa abbiamo sotto i piedi e quale accelerazione sismica si verifica sotto la nostra casa quando arriva il terremoto. Cioè spesso. Veniamo a sapere in sostanza come reagirà il suolo sul quale viviamo quando sarà investito da sollecitazioni sismiche. Cioè prima o poi.
Il Comune dell’Aquila si sta dotando di questi dati. Ovvio chiedersi perché non ne sia in possesso da sempre, e perché l’intero Abruzzo, sismico dalla testa ai piedi quasi ovunque, non ne sia in possesso. La verità è che ci stiamo preoccupando (tutti in Abruzzo, non solo a L’Aquila) del problema solo dal 2009. Un po’ come correre a chiudere il recinto dopo la fuga degli animali che c’erano dentro. Non eravamo microzonati, e vai a sapere perché. E’ un’altra dimostrazione, del tutto superflua, del nostro inconsapevole e incosciente modo di vivere, simboleggiato dalla cicala. Abbiamo vissuto sempre come chi chiude gli occhi di fronte ai problemi, pensa ad altro sperando che il peggio capiti altrove e ad altri. Abbiamo cantato fessi e felici, libato alla momentanea pacchia, dormito mentre dovevano essere svegli e accorti. Abbiamo costruito male e troppo, creduto nei cervelloni di chi progettava pensando alla parcella più che al futuro, seguito andazzi politici da avventurieri parecchio deficienti. Ci siamo rotolati nel benessere dei tempi andati, quando importante era fare soldi e speculare, mica preoccuparsi del terremoto.
Le città e le contrade sono state appoggiate su suoli di cui non sapevamo nulla. Appena pochi centimetri sotto i piedi, c’era chi sa cosa. Ma non ce ne fregava niente. Poi è arrivato l’aprile 2009, che seguiva il 1703 e la metà del ’400, tempi di distruzioni ammonitrici, ma ignorate. Le cicale hanno smesso di frinire. E sulle croci sono apparsi i nomi dei morti, nelle menti si è stampata la fine di un’epoca decisamente cretina e autolesionista. Così è andata. Chi è causa del proprio male, pianga se stesso.



04 Giugno 2014

Gianfranco Colacito  -  Direttore InAbruzzo.com - giancolacito@yahoo.it

Categoria : Editoriale
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