Economia in crisi:manifatturiero con il -25,5% in 13 anni. Studio di Confindustria


L’Aquila – ( a cura di Flavio Colacito). I Paesi emergenti continuano a correre, nella produzione manifatturiera globale, mentre l’Italia arretra ancora. Secondo gli scenari industriali del Centro Studi di Confindustria, il nostro Paese si colloca all’ottavo posto, registrando dal 2007 al 2013, un calo produttivo del 5%, superato da Paesi come l’India (sesto posto) e il Brasile (settimo posto) che registrano rispettivamente, sempre negli anni 2007-2013, una crescita produttiva del 6,2% e dello 0,8%.Nel dettaglio l’Italia, dal 2000, registra picchi negativi maggiori nell’industria del computer e macchine per ufficio (dove la produzione e’ praticamente azzerata) e in quella dei tabacchi, entrambi comparti che si caratterizzavano per un andamento in caduta libera gia’ prima della crisi. Inoltre la produzione si e’ piu’ che dimezzata nell’elettronica e nel comparto automobilistico ed e’ prossima al 50% di quella d’inizio periodo nel tessile, nella pelletteria e nel legno (escluso i mobili). L’Italia ha avuto performance opposte rispetto a quelle rilevate a livello mondiale: l’elettronica e i computer e le macchine da ufficio, mentre registrano la maggior crescita globale, registrano i dati peggiori in Italia. Al contrario, l’industria cartaria e l’abbigliamento, che in Italia hanno retto meglio di quasi tutti gli altri settori, posizionandosi rispettivamente al secondo e sesto posto nella graduatoria dei tassi di crescita della produzione nazionale al 2013, si collocano a livello mondiale nella parte basse della classifica. L’andamento della produzione manifatturiera italiana dunque, come segnala il Csc, appare in gran parte slegato dal trend internazionale. Le ragioni di questa ‘anomalia’ dell’Italia sono sostanzialmente due: da un lato la peculiarita’ della socializzazione produttiva del suo sistema industriale, che comporta un sostanziale disallineamento della struttura della sua produzione, e dall’altra l’andamento della domanda interna che in Italia e’ stato di gran lunga il peggiore rispetto a quanto riscontrato negli altri Paesi industriali. La produzione del settore manifatturiero si espande in tutto il mondo, ma l’Italia e’ in netta controtendenza. Lo evidenzia il Centro studi di Confindustria, nella sua relazione sugli scenari industriali. Mentre a livello mondiale, tra il 2000 e il 2013, l’incremento dei volumi prodotti e’ stato del 36,1%, l’Italia ha registrato un calo del 25,5%. Il divario si era aperto gia’ prima del 2007, spiegano i tecnici di viale dell’Astronomia, e si e’ allargato drammaticamente dopo. In sei anni l’Italia e’ passata dal quinto all’ottavo posto nella graduatoria internazionale dei maggiori Paesi produttori elaborata annualmente dal Csc. In se’, prosegue il Csc, “rimane un ottimo piazzamento, se si considera che il Paese e’ ventitreesimo per stazza demografica. Ma l’arretramento va al di la’ della fisiologica avanzata degli emergenti, perche’ e’ stato accentuato da demeriti domestici: nel 2007-2013 la produzione e’ scesa del 5% medio annuo, una contrazione che non ha riscontro negli altri piu’ grandi Paesi manifatturieri”. Tra le cause di questa dinamica ci sono il calo della domanda interna, l’asfissia nel credito, l’aumento del costo del lavoro slegato dalla produttivita’, la redditivita’ che ha toccato nuovi minimi.


04 Giugno 2014

Categoria : Economia
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