Dicerie e allarmismi, ma nessuno risponde sulle indagini geologiche chieste da settembre
L’Aquila – Dicerìe, presagi allarmanti quanto privi di riscontri. Quando la sorte colpisce duro, e mancano certezze da parte delle autorità , la fantasia si sbizzarrisce e si diffondono le voci più disparate. Allarmismo a piene mani. La colpa non è dei semplici che ripetono a tam-tam ciò che sentono e credono vero: la colpa è delle istituzioni che negano verità e notizie precise, forse contando anche sull’allarmismo per qualche oscuro tornaconto politico.
In un altro servizio ci occupiamo dell’esclusione dalla zona rossa del quartiere Banca d’Italia e delle pesanti conseguenze che tale decisione sta comportando. Ma ci sono aspetti della vicenda che accrescono i dubbi e i sospetti. Riguardano la geologia e la conoscenza del sottosuolo. Che ci viene negata, come se si volesse nascondere qualche verità inquietante. E’ questo che si finisce per pensare.
In via dei Marrucini c’è un lungo palazzo, dal civico 1 al civico 7, nel quale abitavano centinaia di persone, oggi tutte fuggite altrove. Era zona rossa, ora non lo è più perchè qualcuno da qualche parte ritiene che per magia l’inagibile diventi agibile e si possa ancora, un domani prossimo, tornare ad abitare in un quartiere che è praticamente tutto pericolante, disastrato, colpito come da un maglio: la gente dovrebbe vivere tra i ruderi o alti palazzi pericolanti, muoversi in tunnel di legno come i topi, guardarsi intorno e avvertire un senso di morte e di abbandono, abituarsi alla profonda prostrazione psicologica.
Tornando al palazzo di via Marrucini, ci sono diverse voci secondo le quali la parte estrema dell’edificio sarebbe sprofondata di una dozzina di centimetri, verso via Venti Settembre, come del resto è accaduto a vastissime zone dell’Aquilano e si può leggere sul sito dell’Istituto di geofisica. A parlare di sprofondamento sarebbero stati in parecchi, anche tecnici durante le verifiche. Resta il fatto che in quella parte dell’edificio non sono in corso lavori: si dovrà operare in modo diverso, rispetto agli interventi in corso.
C’è chi ha preso carta e penna ed ha scritto a Bertolaso, al suo vice De Bernardinis e al sindaco Cialente. Una delle richieste è del settembre scorso. Nessuna risposta da allora ad oggi. Si sollecitava semplicemente un’ “analisi geologica della zona rossa Quartiere Banca d’Italia” prima dell’inizio dei lavori di ristrutturazione, che sono in corso. Si chiedeva di verificare la fondatezza delle voci circolate, e che ancora oggi circolano, tra le quali quella di un presunto “slittamento” verso valle dell’intera area, dal sovrastante viale Giovanni XXIII. Forse esagerazioni, ma resta il fatto che a nessuno è mai stata fornita una qualsiasi risposta. Nè tanto meno risultano impegni di alcun genere. Anzi, delle indagini geologiche non si sa nulla neppure per il resto dell’area urbana aquilana. Gli uffici non sanno e non dicono nulla, se possibile rimpallano i cittadini da uno all’altro, eludono, restano nel vago. Sperando che alla fine non se ne parli più. Invece ogni reinsediamento di cittadini nelle case dovrebbe partire dall’indagine geologica: sapere cosa c’è sotto gli edifici. Ma si vuole che la gente sappia, o si conta sulla periodicità storica del terremoto? Il prossimo è lontano, si pensa leggendo i libri di storia aquilana. Ma si dimentica che la periodicità è un valore tutt’al più statistico, probabilistico.
(Nella storica foto di Gianfranco Di Stefano, di decine di anni fa, appare com’era il sottosuolo di via Venti Settembre a monte di via Campo di Fossa: cavità riempite di detriti)
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