FI, dal ballottaggio cosa si aspetta?

Forza Italia è, al momento, debole ed esangue. In Abruzzo ancora di più: è spicinata. L’inesorabile tramonto del Cav è un evento che, oltre alla sua naturalezza, grida anche un vistoso cambio dei tempi, delle idee, degli andazzi, delle mode, delle ubriacature politiche. Che ci sono sempre state e sempre ci saranno. Precarie e sbagliate come tutte le febbri irrazionali.
Berlusconi, che nonostante qualcuno lo dica con velenosa protervia, non è stato il peggiore dei mali per questo paese smandrappato, cinico, affarista, è durato vent’anni e ora sta calando. Senza i bagliori di un Sole, ma offuscato dal declino fisico e dall’insurrezione di tanti dei suoi. Comunque, si sbiadisce un protagonista della vita italiana. Non uno qualsiasi.
Sic transit gloria mundi, lasciatecelo dire, perché ci sta. Tutti gli emergenti della storia sono finiti o sotto i pugnali di epigoni dei congiurati anti Cesare, o per consunzione, errori, smargiassate, tra cortigiane e guitti. Magari senza cagnolini Dudù. Prima o poi tocca a tutti, specialmente quando il popolo ha la pancia vuota e la rabbia in corpo. Ma anche tanta speranza, e calante fiducia nel destruens Grillo.
Lo sbriciolamento di FI continuerà, forse, con l’esito dei ballottaggi in arrivo, perché è ovvio aspettarsi un’altra spintarella verso il precipizio da parte degli elettori. Dunque, gli azzurri cosa si aspettano? Perché i loro capi e capetti, anche locali, non accettano il consiglio di farsi da parte e inchinarsi al volere dei più? Sta in questo, forse, il peggio della politica. Non capire che ad un certo punto, bisogna andarsene e accollarsi le sconfitte. Da sempre è così, d’accordo, e da sempre la storia e l’etica sono carta straccia. Mai nulla di nuovo, se non, forse, gli occhi davvero bellissimi della ministra Boschi.