La Regione cambia volto e dimensioni


L’Aquila – Il presidente D’Alfonso oggi è corso a Roma, domani sarà nuovamente a L’Aquila, nel palazzo Silone tutto vetri e riflessi, ma anche attese ansiose. Non meno emotive di quelle che si respirano all’Emiciclo. C’è la sensazione di crunch, il fenomeno fisico all’opposto dell’espansione: ovvero la contrazione… La Regione Abruzzo, infatti, cambia volto e anche dimensioni. Meno elefantiaca, superburocratica, ritardataria e pasticciona fino all’ultimo giorno. Basti pensare alla magra dei risultati degli scrutini.
Come prima cosa, il presidente vorrà conoscere tutti e leggere le carte sui conti, perché si dovrà procedere velocemente alla formulazione del documento economico-finanziario, mentre i sindacati ansiosi bussano alle porte, concitati, e descrivono le urgenze abruzzesi.
Tra tali urgenze, e per dare subito un esempio, ci sono dei tagli: si comincia dal basso, via alcune auto blu, disdetti i contratti. Le figure diciamo istituzionali più marginali che deponevano i loro glutei sulle comode e costose vetture, le famose o famigerate Audi da nababbi arabi, dovranno adoperare le auto private. Senza autista, rimborso documentabile.
C’è qualche smarrimento anche nel mondo dei portaborse e del personale di staff o dei gruppi politici, che saranno meno numerosi, perchè tutto è dimagrito in Regione. A cominciare dal numero dei gruppi politici e dalla pletora dei consiglieri (sono 31) e dalla giunta (sei assessori). Quindi apparato meno sontuoso e costoso, e come è comprensibile anche ansie e timori di fine pacchia.
Il presidente D’Alfonso, tuttavia, non è uomo che causa traumi: le soluzioni saranno trovate. Senza spargimenti di sangue nel senso di gente buttata fuori da un’ora all’altra. O almeno in molti sperano… La macchina paludosa e affannosa della Regione dovrà, prima di tutto, costare meno agli abruzzesi. E allo Stato. Su questo non ci piove. Se no, cosa sarebbe cambiato?
Oggi alcuni gongolano (IdV, per esempio, che ha acchiappato un seggio), altri rosicano, altri ancora già insorgono sdegnati dal bassissimo numero di donne: in pratica sicura in aula solo la grillina Marcozzi. Un consiglio tutto maschile, certo non è l’Abruzzo che ci si aspettava.
Ma i giochi non sono fatti e probabilmente in troppi si concedono all’ansia prima del tempo. Le leggi regionali sono confuse e non consentono una lettura immediata dei risultati del voto. Alla fine, dovrà pronunciarsi la Corte d’appello e dirci chi siederà davvero in Emiciclo e chi no. C’è gente rimasta fuori per qualche decina di voti, e sicuramente c’è anche chi non si arrende senza carta bollata.
Sono opinabili gli elenchi degli eletti comparsi su giornali che credono di prevedere il futuro, forse, come opinabilissime sono le solite indiscrezioni sugli assessori. Forse se ne potrebbe fare a meno, tanto più che quest’anno ci hanno ammannito anche un’abbondanza deprimente di … disallineamenti (come si chiamano oggi le cazzate di chi fatica a svolgere il proprio lavoro), errori in numeri e percentuali. Lasciamo andare, forse è meglio aspettare la proclamazione degli eletti e l’esito dei ricorsi. Tutto accadrà la prossima settimana, mica tra un secolo.
Primo consiglio, oggi contrordine persino rispetto a ieri: non più il 23 giugno, ma a metà giugno. Sempre che si sappia finalmente chi siederà in Emiciclo.


28 Maggio 2014

Categoria : Cronaca
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