Bullismo: capirlo e prevenirlo
(a cura di Flavio Colacito – psicopedagogista). Sempre più persone sentono parlare di “bullismo”, un fenomeno sempre esistito, però tutt’ora in forte ascesa a vari livelli in gran parte del mondo, noto in particolare negli ambienti scolastici, presente anche al di fuori di questi in una realtà sociale complessa per i giovani. Che cos’è esattamente ? Il bullismo si manifesta come forma di comportamento aggressivo con caratteristiche particolari e ben evidenti, sulle quali c’è un vasto consenso a livello internazionale. Secondo l’indagine sulle condizioni dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia condotta da Telefono Azzurro e Eurispes (2011) , riguardante 1496 studenti di scuole italiane di età compresa tra i 12 e i 18 anni, le forme di prevaricazione più comunemente messe in atto sono la diffusione di informazioni false o cattive sul proprio conto (25,2%), provocazioni e prese in giro ripetute (22,8%) ed essere ripetutamente oggetto di offese immotivate (21,6%). Il 10,4% dei ragazzi intervistati ha riferito di subire una continua esclusione/isolamento dal gruppo dei pari. Si riscontra una certa prevalenza di vittime di sesso maschile per quanto riguarda gli episodi di danneggiamento (13,7% di maschi contro 8,7% di femmine), minacce (7% contro 4,2%) e percosse (4,1% contro 2,5%). Le forme di bullismo indiretto (verbale e relazionale) appaiono molto più diffuse rispetto alle forme di bullismo fisico. Il bullismo sta sempre più prendendo piede sul web, complice anche la maggiore accessibilità ad esso grazie alla sempre più grande diffusione di dispositivi connessi alla rete e alla maggiore educazione all’uso dello stesso. Questa particolare forma ha delle grandi problematiche, sia per la facilità nella creazione di informazioni false e diffamanti, sia per la potenzialmente infinita condivisione e distribuzione delle stesse. Il cyberbullismo ha creato un numero maggiore di bulli perché forti del potenziale anonimato (in alcuni casi) e della facilità con cui si può ferire la vittima. Tutti questi strumenti sono facilmente accessibili e gratuiti. Il fenomeno raggiunge punte allarmanti sopratutto in Nord America, ma si sta diffondendo anche in Italia con il 26% dei ragazzi che dichiarano essere stati vittime e il 23,5% bulli . Le azioni dei bulli online si concentrano sulla diffusione di messaggi violenti e/o volgari (fenomeno chiamato “flamming”), la denigrazione, il furto di identità e l’esclusione dai gruppi di amici. Come si può notare le modalità sono le medesime del bullismo “regolare”, tuttavia adesso si può ferire in maniera determinate anche da casa, portando la vittima ad essere offesa potenzialmente 24 ore su 24 ogni giorno con conseguenze devastanti per la psiche. Il bullismo è caratterizzato da tre fattori che permettono di discriminare tale fenomeno da altre forme di comportamento aggressivo e dalle prepotenze. L’intenzionalità: il comportamento aggressivo viene messo in atto volontariamente e consapevolmente; la sistematicità: il comportamento aggressivo viene messo in atto più volte e si ripete quindi nel tempo; l’asimmetria di potere: tra le parti coinvolte (il bullo e la vittima) c’è una differenza di potere, dovuta alla forza fisica, all’età o alla numerosità quando le aggressioni sono di gruppo. La vittima, in ogni caso, ha difficoltà a difendersi e sperimenta un forte senso di impotenza. Vi sono altre differenze, come il bullismo diretto, ovvero comportamenti che utilizzano la forza fisica per nuocere all’altro. In questa categoria sono presenti comportamenti come picchiare, spingere, fare cadere, ecc., oppure il bullismo verbale, dove sono presenti comportamenti che utilizzano la parola per arrecare danno alla vittima, ad esempio le offese e le prese in giro insistenti e reiterate , vi è in ultimo il bullismo indiretto, caratterizzato da comportamenti non direttamente rivolti alla vittima ma che la danneggiano nell’ambito della relazione con gli altri. Sono comportamenti spesso poco visibili che portano all’esclusione e all’isolamento della vittima attraverso la diffusione di pettegolezzi e dicerie, l’ostracismo e il rifiuto di esaudire le sue richieste. Chi attua comportamenti prevaricatori, che sono considerati manifestazioni di bullismo, si serve della sua aggressività e della sua rabbia per ottenere quello che vuole, prendendo generalmente di mira qualcuno che non riesce a difendersi da solo o che considera diverso sotto qualche aspetto. Può trattarsi di qualcuno della scuola, di qualcuno che abita vicino casa o di qualcuno che viene percepito come inizialmente come amico. L’ intenzione del bullo è quella di spaventare, di mettere paura, perché in questo modo si sente grande e forte, vuole che gli altri pensino che è potente, che ha successo, che tiene tutto e tutti sotto controllo. In realtà spesso è una persona che ha delle difficoltà, che non sta bene con se stessa e con gli altri. Il bullismo è uno dei motivi più frequenti per cui, tra i 5 e i 14 anni, ci si rivolge a qualcuno per ottenere un aiuto a risolvere un problema. Le vittime sono, per lo più, soggetti sensibili e calmi, anche se al contempo sono ansiosi ed insicuri. Se attaccati, reagiscono chiudendosi in se stessi o, se si tratta di bambini piccoli, piangendo. Talvolta soffrono anche di scarsa autostima ed hanno un’opinione negativa di sé e della propria situazione. Le vittime sono caratterizzate da un modello reattivo ansioso o sottomesso, associato, soprattutto se maschi, ad una debolezza fisica, modello che viene rinforzato negativamente dalle conseguenze dei comportamenti sopraffattori. Tali conseguenze sono sempre a svantaggio della vittima perché non possiede le abilità per affrontare la situazione o, se le possiede, le padroneggia in maniera inefficace. Solitamente le vittime vivono a scuola una condizione di solitudine, di isolamento e di abbandono. Manifestano particolari preoccupazioni riguardo al proprio corpo: hanno paura di farsi male, sono incapaci nelle attività di gioco o sportive, sono abitualmente non aggressivi e non prendono in giro i compagni, ma hanno difficoltà ad affermare se stessi nel gruppo dei coetanei. Il rendimento scolastico è di vario tipo e tende a peggiorare nella scuola media. Queste caratteristiche sono tipiche delle vittime definite passive o sottomesse, che segnalano agli altri l’insicurezza, l’incapacità, l’impossibilità o difficoltà di reagire di fronte agli insulti ricevuti; così le ripetute aggressioni non fanno altro che peggiorare questo quadro di incertezza sulle proprie capacità.
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