L’astensione: noi e l’Europa, due pianeti diversi


L’Aquila – (di GIANFRANCO COLACITO) – (Foto: in evidenza thefrontpage.it e sotto i palazzi dell’Europa) – Si sta per votare. Molti non lo faranno, questo si sa già o meglio si teme fondatamente in base ai dati del passato, e agli umori del presente. L’Italia – e l’Abruzzo – vivono le situazioni peggiori degli ultimi 50 o 60 anni, la gente è spaventata, depressa (nell’Aquilano di più a causa del tremendo dopoterremoto che continua a straziare menti e portafogli), sfiduciata e tendente al qualunquismo. Tanti, troppi li senti dire: “Io a votare non ci vado, non gliela do a questi la soddisfazione…”.
Piacere malsano di autoflagellazione, masochismo? O motivata rinuncia?
Forse è utile qualche considerazione lontana mille miglia da qualsiasi “consiglio” politico. Fate quel che vi pare, perché è un vostro diritto, e ci mancherebbe altro. Ma perdete solo qualche attimo a pensare a come stanno le cose.
E’ vero che il “messaggio” che ci giunge dall’Europa è significativo. Che in Inghilterra e Olanda siano andati a votare solo il 36-37% degli aventi diritto la dice lunga. Potrebbe sembrare a chi riflette poco un’esortazione a fare lo stesso. L’argomento è apparentemente convincente: si dice sempre che lassù sono più civili di noi, che vivono in democrazie robuste, autentiche e non incompiute come la nostra. Si dice che dovremmo essere come loro, e tutti si sforzano di portare l’esempio delle “grandi democrazie del Nord Europa”. E allora?
Ma le cose qui da noi stanno molto diversamente. Prima di tutto noi abbiamo il fenomeno Grillo, che sta dando da pensare a politici, economisti, industriali, banche. Al mondo dei potenti che, come sappiamo, alla fine decidono da lontano e altrove anche il nostro avvenire.
Quanto potrà sembrare affidabile al mondo (USA ed Europa prima di tutto) un’Italia dalla politica tanto sguaiata, urlata, inferocita, minacciosa? Intendiamoci: un fenomeno Grillo ha allignato in Italia, proprio per gli errori e le tremende assenze della nostra politica che, se fosse stata migliore, non avrebbe lasciato spazio ai Cinque Stelle. I quali, spesso, dicono (o meglio urlano) cose giuste e comunque condivise da tante persone. Il che, in democrazia, conta. Quindi nessuna emarginazione e nessun pregiudizio: Grillo ha diritto di esserci. Ma non significa che non debba impensierire.
Il nocciolo del problema è che tra noi e gli europei esistono differenze abissali.
Ad un inglese o ad un olandese frega poco, o niente, cambiare le cose, o anche cambiare l’Europa, o il proprio sindaco o il proprio premier. Possono anche essere pochissimi a votare. Comunque rispondano le urne, i treni andranno, i processi si faranno, gli ospedali funzioneranno, il lavoro ci sarà, lo stato sociale sarà davvero sociale, le opere pubbliche si faranno nei tempi giusti, la produzione nazionale sarà difesa, l’agricoltura produrrà da mangiare per tutti, le scuole saranno buone, le università ottime (e prenderanno anche dei Nobel), la ricerca andrà alla grande, e – cosa che a molti importa – ci sarà un esercito ben armato e ben addestrato. La burocrazia sarà persino utile, la pubblica amministrazione essenziale e concisa. I corrotti finiranno in galera e chi deve scontare una pena, la sconterà. Insomma, lo Stato ci sarà e sarà rispettabile. Se ha pecche, sarà rettificato e ne pagherà le conseguenze. Il cattivo premier sarà costituito senza drammi. In Inghilterra le crisi di governo sono pressoché sconosciute. Un premier che sbaglia (anche uno della statura di Blair) va a casa e ci resta per sempre. Il successivo farà meglio o subirà la stessa sorte, ma senza drammi, grida, strepiti, scompostezze.
In Italia no. Anzi, tutto il contrario.
Quindi astenersi assume un significato profondo, è la purulenza di una piaga, è l’estensione di una patologia che odora di incertezza crescente, e induce persino paura del domani. Qui non funziona niente, la politica meno del resto. Non esserci al voto potrebbe causare effetti indesiderati impensabili in Europa. Noi siamo l’Italia, l’unico paese che non cresce nelle ripresina. L’unico paese che evade le tasse per miliardi, ruba, corrompe e si lascia corrompere. Pieno di difetti e problemi. E febbricitante. Vi pare utile non esserci?
Fate voi, ma pensateci. Partecipate a forti messaggi di cambiamento Siate nel coro. I solisti o i muti servono a poco.
Dopo di che, aspettiamo l’esito delle elezioni. Qualunque cosa accadrà, sarà quella che avremo voluto noi, non l’Europa che, alla fine, di noi se ne può fregare alla grande.


23 Maggio 2014

Categoria : Politica
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