Come costruire un’Italia meno corrotta?
L’Aquila – (di G.Col.) – Le cronache giudiziarie, nazionali come abruzzesi o cittadine, sono racconti di violenza e di corruzione. Di disonestà capillarizzata e diffusa quasi a livello di metodo e sistema. La violenza dilaga fomentata anche dai bisogni crescenti, dalle frustrazioni nate dall’impossibilità di vivere alla grande come nei primi anni 2000: una way of life rivelatasi man mano sempre più impraticabile a causa della crisi mordace e ingorda. La corruzione, pur appartenendo al DNA del popolo italiano, monta come la panna. Si ingigantisce, domina interi settori. Alligna quasi inevitabilmente là dove circola denaro. La crisi economica non la influenza molto: ladri, come popolo, ci siamo sempre stati, in questo paese, e sempre, forse ci saremo.
La frase di Marco Porcio Catone che riproduciamo conferma che far girare denaro per evitare il cigolio delle ruote era abitudine onorata anche nell’antica Roma. Esistono prove: opere stradali dai percorsi tortuosi per aumentarne i costi e favorire proprietari terrieri secoli avanti Cristo.
Un articolo su La Stampa, a firma di Federico Varese, abbozza delle linee guida capaci di spiegare perché c’è – invincibile – tanta corruzione, ma anche come combatterla, ricorrendo a innovazioni che in altri paesi si sono rivelate efficaci. La disonetà è ovunque, nel mondo, intendiamoci. In Italia ce n’è di più, è endemica e tracimante. Favorita da un brodo di coltura assai favorevole. Dalla tendenza nazionale a curarsi solo del proprio particolare, e non della collettività , della patria comune.
Secondo l’analisi di Varese, è possibile tuttavia reperire qualche rimedio, quanto meno per arginarla e ostacolarne i metodi e i parametri di attuabilità .
Prima di tutto, occorre partire dal basso, creando “vedette civiche”, dipendenti pubblici onesti incaricati di rilevare e denunciare sul nascere irregolarità e situazioni sospette nell’amministrazione in cui operano. Nessuna vergogna e nessun timore di essere ritenuti spioni e delatori. Se l’incarico è ufficiale e conferito a qualcuno, costui svolge il suo compito e non è uno spione. E’ un esponente dei cittadini che lavora per il bene dei cittadini, lottando contro i marpioni. I mariuoli craxiani.
Con tali forme di vigilanza ab ovo tutto verrebbe alla luce facilmente e prima che arrivi una denuncia giudiziaria.
Inoltre occorrono, ed è oggi possibile, dei siti in cui anonimamente ognuno racconti le proprie vicende e i tentativi di corruzione in cui incappa. Gli imprenditori potrebbero usarli anche per scambiarsi notizie sui funzionari sospettati di essere famelici di mazzette e bustarelle.
Il punto centrale, scrive La Stampa, è tuttavia l’enorme numero di leggi e regole: centinaia di migliaia in Italia, appena due o tremila in Inghilterra, Germania, Francia e altri paesi che funzionano meglio e hanno meno corruzione. Cioè tutti quelli europei…
Se leggi e regole sono caterve infinite, materia per pochi, i funzionari e i dirigenti hanno più poteri discrezionali, muovendosi agevolmente (loro soltanto) tra regole infinite e confuse. spesso anche contraddittorie e assurde. Chi deve rispondere al cittadino si nasconde dietro muri di incomprensibilità , allunga i tempi, crea ostacoli, vanta esigenze inesistenti, e alla fine rende quasi salvifica la corruzione. Pago perché non ne possono più. Dò quello che chiedono, purchè mi rispondano. Alla fine, attendendo e pagando, i metri quadrati di scartoffie vengono fuori. Se un imprenditore ha fretta perché ha investito denaro, alla fine pagherà , subirà l’angheria della mazzetta per venirne finalmente fuori. E per non essere soffocato dagli oneri bancari, che nel meccanismo malefico giocano la loro parte.
Varese, prendendo esempio da come funzionano altri paesi, parla anche di rotazione dei funzionari per evitare rapporti lunghi tra corruttore e corrotto, estrazione a sorte per i titolari di certi incarichi da liste di idonei scelti tra i capaci e gli onesti. In base a professionalità , competenze reali, un curriculum di specchiata rettitudine. Ci sarà più onestà e prevarrà l’efficienza, se ci saranno meno problemi, ostacoli, regole, burocrazia, documenti da produrre, uffici da visitare spesso vuoti o capaci solo di rinvii all’infinito.
Vi abbiamo raccontato la storia di un capanno di legno da costruire su un terreno agricolo, costo 4.000 euro, che raddoppiano osservando tutte le prescrizioni e gli obblighi, aspettando permessi e nulla osta, mentre i tempi di protraggono assurdamente. In Austria, dove l’ambiente è mille volte più rispettato che da noi, tutto si fa in un mese e i costi sono molto inferiori. Immaginate cosa avviene nella ricostruzione aquilana, dove in ballo ci sono interessi e costi da miliardi di euro.
La corruzione si combatte e si riduce, e i metodi esistono, semplicemente se si vuole farlo davvero. E qui, forse, sta il punto: si vuole farlo davvero? Perché le poche leggi anticorruzione che lo Stato ha partorito, compresa la Severino di recente, si sono sempre rivelate inefficaci, inutili quando non capaci di accrescerla, la corruzione, anziché ridurla? Ricordiamo Mussolini, che diceva: “Governare l’Italia non è difficile o complicato o chi sa che. E’ semplicemente inutile”.
Forse, tra i tanti torti e tra le ombre luttuose del fascismo, il duce qualcosa del suo paese l’aveva capita.
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