Ricostruzione, misteri e silenzi ostili


Da anni ci domandiamo, e domandiamo senza mai avere uno straccio fugace di risposta: come mai L’Aquila e il cratere sono immensi cantieri (i più grandi in Europa, dice la retorica ufficiale), che hanno inghiottito un mare di milioni, e la disoccupazione affligge l’edilizia? Come mai le cementerie abruzzesi sono in crisi, mentre si consumano enormi quantità di cemento? Come mai ad ottenere appalti sono sempre le stesse grandi imprese, i cui nomi tracimano da tutte le impalcature? Come mai chi lavora è quasi sempre straniero, e i locali restano a casa?
Risposte non ce ne saranno da sindacati, organizzazioni di imprenditori e altri centri di potere assoluto. La risposta, forse, è emarginare il nostro giornale da ogni beneficio pubblicitario. Punire in silenzio. Qui non si spara come altrove. Qui si tenta di annullare con il silenzio. La politica finge di non conoscere il problema, impegnata nell’autoreferenza e nell’autoincensazione elettorale. Certi temi meglio evitarli… Proposte? Una, quella della candidata Petrocco: chi ottiene appalti, assuma operai aquilani, almeno una percentuale.
L’impressione è che il silenzio diventerà ancora più tombale e impenetrabile. Ma non si sa mai. Qualche onesto politico in giro sicuramente ci sarà. Un tunnel ha pur sempre un’uscita. Anche quello più lungo del mondo, che attraversebbe tutta la Terra…



17 Maggio 2014

Gianfranco Colacito  -  Direttore InAbruzzo.com - giancolacito@yahoo.it

Categoria : Editoriale
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