Ricostruzione e cantieri: i soliti “assi pigliatutto”, ma pochissimi lavoratori aquilani
L’Aquila – PROPOSTA: CHI OTTIENE APPALTI, DIA LAVORO AI LOCALI – (Foto: i lavori più importanti sempre ai soliti noti, sotto Chiara Petrocco) – La città è, sicuramente, piena di cantieri, nei quali lavorano migliaia di persone. Ma sono quasi tutti stranieri e altrettanto sicuramente anche tra gli italiani, gli aquilani sono pochissimi o del tutto assenti. Molto presenti, invece, i grandi imprenditori aquilani, i soliti nomi che monopolizzano o quasi gli appalti, vincono le gare più importanti, espongono ovunque i loro nomi e i loro loghi. Alcuni di questi assi pigliatutto, che forse rastrellano troppi incarichi, la Edimo, ha da mesi diversi dipendenti in cassa integrazione, e ad alcuni di loro, dichiaròl, non avrebbe potuto pagare gli stipendi per alcuni mesi.
Ma i nuovi appalti, sempre molto corposi, continuano ad arrivare.
Come mai i costruttori e gli imprenditori aquilani non assumono aquilani? Anche loro, per evidenti motivi di convenienza economica, assumono stranieri.
Il problema è di vecchia data e i politici non lo affrontano. Neppure i candidati alle elezioni, quelli che dicono di anteporre l’aquilanità ad ogni altro interesse. Nei fatti, non sembra affatto che sia così…
Una voce fuori dal coro, però, c’è.
“Ogni ditta che opera nella ricostruzione deve garantire l’assunzione di una percentuale di lavoratori aquilani”. Questa la proposta di Chiara Petrocco, candidata con il Nuovo Centrodestra alle elezioni regionali del 25 maggio.
“Bisogna affrontare l’emergenza occupazionale, subito e con interventi concreti – spiega la Petrocco – L’Aquila è il cantiere più grande d’Europa e non è concepibile che, nonostante questo, registri un tasso di disoccupazione elevato anche nel settore dell’edilizia”.
“I dati parlano di un’alta incidenza di disoccupazione – prosegue – passata dall’8,6% del 2008 al 12,5% del 2013. Questo non è accettabile in una città in cui si sta avviando un processo di ricostruzione. La storia insegna che a ogni catastrofe segue una rinascita. All’Aquila questo non sta accadendo, neanche in quei settori direttamente collegati alla ricostruzione”.
“A questo punto – sostiene – è necessario intervenire in maniera decisa, favorendo l’impiego di professionalità del territorio. La nostra proposta prevede l’impegno da parte di ogni ditta edile che lavora nella ricostruzione di assumere una percentuale di aquilani nell’organico. Un’intesa che può essere sancita attraverso l’istituto di patti etici tra il consorzio che assegna l’appalto e l’impresa che eseguirà i lavori. Proponiamo inoltre un altro accordo etico, in cui venga stabilito che anche le eventuali ditte subappaltatrici siano aziende locali”.
“Solo in questo modo potremo garantire maggiori occasioni di occupazione, oltre a favorire l’economia del territorio, trattenendo così parte della ricchezza prodotta”, conclude la Petrocco.
(Ndr) – Si potrebbe anche pensare che le imprese aquilane, sempre le solite e sempre in prima linea, debbano assumere aquilani come condizione imposta dalla gara di appalto: in situazioni di emergenza, si possono attuare regole di emergenza. O importa solo che i grandi costruttori e imprenditori aquilani diventino sempre più grandi, nella situazione a loro favorevole che si chiama ricostruzione?
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