Ospitiamoli, ma dove e con quali soldi?
L’Aquila – Si può fare una collezione con le risposte che si sentono dare come soluzione al problema dei profughi in arrivo a migliaia dall’Africa. Soccorriamoli. Rimandiamoli indietro. Arrestiamo tutti gli scafisti. Trattiamo con la Libia perché li fermi alla partenza. Mandiamo soldi perché se ne possano stare a casa loro. Chiediamo aiuto all’Europa: dopo tutto, mica arrivano per restare in Italia, dove morirebbero di fame… Tante voci, un problema solo: dal mare arrivano migliaia di disperati, molti muoiono in mare, molti spariscono non appena soccorsi in territorio italiano. Molti sono senza identità , anche pericolosi. Spesso hanno malattie. Ma soprattutto culture e mentalità diverse, esasperate dalla sofferenza, dal terrore di non avere di che sopravvivere.
Qualsiasi altro paese si sarebbe organizzato usando il cervello. L’Italia ha saputo prima partorire leggi inattuabili, e poi subire il problema, che finirà con il ricadere sugli anelli più deboli della catena: i sindaci. Cosa che sta puntualmente accadendo, anche in Abruzzo, e che il sindaco di Chieti Umberto Di Primio ha avuto il buonsenso di denunciare.
Lo Stato, per ora, sborsa soldi per i soccorsi e l’ospitalità provvisoria, e se la prende con l’Europa colpevole di indifferenza. Intanto, il problema si ingigantisce e travalica i confini delle regioni del Sud, spingendosi fino in Abruzzo, ma probabilmente anche molto più a nord. E’ prevedibile che se il flusso dei profughi manterrà i ritmi attuali, almeno 1000 persone “toccheranno” subito, e per ora, alla nostra regione, nelle province costiere di Teramo, Chieti, Pescara. A Martinsicuro il problema è già esploso. Nella cittadina vivono almeno 2.500 stranieri su 15.000 abitanti. Nell’interno, migliaia di migranti tentano di sopravvivere al freddo e alla fame soprattutto nella Marsica.
Come agire? Prima di tutto, risolvendo il problema alla radice, una volta per tutte, ma certo con metodi umanitari e civili. Respingere i migranti in mare è impensabile, anche se qualcuno ci ha pensato, specie in Padania. I sindaci, per bocca di Di Primio, chiedono di essere messi in condizione di ospitare questa gente dignitosamente. Occorrono risorse, soldi per provvedere subito, e che subito debbono arrivare. Nessun comune dispone di risorse per fronteggiare una migrazione di disperati. Un sindaco ha detto: se li ospitiamo, diciamo, in casette e rifugi, in caso di danni chi paga?
Una castagna bollente, un’emergenza sociale e di ordine pubblico che i candidati alle elezioni non trattano. Dovrebbero dirci, aspiranti sindaci e presidenti, cosa faranno loro quando e se saranno eletti. Ma, a dire il vero, dovrebbe dircelo il Governo prima dei candidati.
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