Campo Salesiani come via Gluck Celentano
L’Aquila – Scrive Franco Taccia: “Il campo dei Salesiani non esiste più. Ora c’è asfalto e cemento come nella via Gluck “cantata” quand’ero un ragazzo da Adriano Celentano. Si potrebbe scrivere un libro, bello “paccuto”, sulla storia di quel campo e sulle storie che allo stesso sono collegate.
Dalle famose, come la più famosa di tutte, quella di Giancarlo Centi, mitico cetrocampista dapprima del Sulmona, poi, via Inter al Como per 4 anni, di nuovo all’Inter per un anno, uno ancora all’Avellino per chiudere nella sua vera “patria” calcistica, sulle sponde del lago di Como con 8 anni di prestazioni sempre nettamente al di sopra della media, sia come impegno che come livello tecnico, che lo fanno diventare più che una bandiera per il club “Lariano”.
Una sorta di “olandese” italiano, visto che ad una grande padronanza dei fondamentali univa due polmoni da far paura. E poi migliaia di altre storie, non allo stesso livello, come successi, ma identiche come storie di vita, parte dell’esistenza di tanti ragazzini, poi giovanotti poi uomini maturi, che su quel campo hanno giocato e grazie al calcio non hanno avuto ne tempo ne voglia per perdersi dietro altre “sirene”.
E siccome a calcio, anche se a livelli men che bassi ho avuto la forza o la presunzione e comunque la costanza di giocare anche io, finchè la carta d’identità e sopratutto il cardiologo e il buon senso non me lo hanno sconsigliato, sul campo dei Salesiani avro’ giocato qualche centinaio di volte, tra amici, tra squadre formate da compagni di scuola, ma sempre a calcio, su di un fondo che non è mai stato come quello di San Siro, passando dalla ghiaia ad un qualcosa di strano che si diceva, leggenda o verità conta poco, fosse una sorta di impasto contenente anche semi di oliva tritati ( e ci chiedevamo quante migliaia di olive li avessero prodotti). E, scusandomi per la divagazione, tornando al grande Giancarlo Centi, ricordo che un’estate, durante un torneo a Roio ebbi la gioia di giocarci contro ed il piacere di essere destinato al suo “controllo”. Inutile dire che il piacere fu tutto suo perchè durante tutti i 90 minuti riuscii soltanto a vederlo mentre mi sfrecciava vicino palla al piede. E comunque anche queste sono le gioie della vita, per chi ama il pallone di cuoio.
Ora, grazie a chi o per colpa di chi non mi interessa, ai salesiani queste storie non si scriveranno più ed andranno ad aggiungersi a tutte quelle che per colpa del terremoto e per l’incapacità di chi avrebbe per tempo dovuto pensare al ritorno alla vita normale, a L’Aquila resteranno bianche per sempre, mentre ogni giorno esce una nuova idea, un nuovo sgorbio, una nuova trovata che sicuramente porterà vantaggi a qualcuno ma che renderà L’Aquila sempre più simile ad una enorme Via Gluck, come quella di Celentano.
Non c'è ancora nessun commento.