Pirati della strada e tecniche d’indagine
Scafa – Presso l’ex asilo delle suore Clarisse corso monotematico sulle tecniche operative d’indagine in materia di pirateria della strada. Carabinieri, agenti della Polizia stradale, del Corpo forestale e della Polizia municipale di vari Comuni hanno ascoltato la relazione di Franco Morizio, Comandante del Corpo di Polizia Locale di Lecco, Responsabile della Sezione Polizia Locale Accademia Italiana Scienze Forensi, Docente Convegni Nazionali in materia di Polizia Giudiziaria e Videosorveglianza, con esperienze di Pubblico Ministero presso la Procura della Repubblica di Bergamo ed autore del libro “La pirateria della strada. Tecniche investigative e protocolli operativi nell’attività di Polizia Giudiziaria”, pubblicato lo scorso anno.
Il corso è stato preceduto dal saluto del Sindaco di Scafa, Maurizio Giancola, il quale ha manifestato l’auspicio che, in futuro, avvenga sempre più di frequente che eventi del genere abbiano luogo proprio nell’ex asilo delle Clarisse: «Qui troverete sempre una porta aperta per convegni, tavole rotonde, dibattiti… Questo corso è da considerare una sorta d’inaugurazione della sala in cui ora vi trovate, destinata a diventare un auditorium come stabilito dal Val.si.mi., un progetto per la valorizzazione dei siti minerari, tra i quali è compreso il nostro Comune.» Morizio ha parlato «dell’importanza della prova nelle fasi del dibattimento», delle regole cui attenersi quando si è sulla scena del crimine e per repertare gli oggetti, «dell’ansia investigativa», «del confronto tra prova documentale e prova testimoniale». «Anche i minimi particolari sono importanti» ha spiegato il docente, occorre ««dare importanza alle cose che apparentemente non si vedono», alle «tracce invisibili all’occhio umano».
Elementi come «detriti di vernice, vetri siglati e fanalerie» permettono di risalire al colpevole, considerando che «oggi esistono banche dati grazie alle quali possiamo sapere su quale auto, per esempio, un vetro è stato montato». Perfino la «forma d’una goccia di sangue», se analizzata con i più avanzati metodi d’indagine, può consentire di individuare il reo. Particolare importanza è da attribuire, per il loro «valore probatorio», alla fotografia ed alla videosorveglianza per «la cattura dei particolari», ma è necessaria «l’esatta collocazione della telecamera» e dotarsi d’un sistema che garantisca «un’alta risoluzione delle immagini». Non meno importante per la videosorveglianza è assicurare un’adeguata manutenzione. Un errore, una qualsiasi leggerezza nel «repertamento delle prove» può compromettere seriamente l’indagine e costare carissimo, dunque è doveroso, «in un ambiente aperto, anche prendere nota delle condizioni atmosferiche, della visibilità e dello stato d’illuminazione, del traffico» perché «sono suscettibili di cambiamento».
Necessario è anche «censire le carrozzerie» della città o della zona. La Polizia giudiziaria, ha precisato Morizio, «è la polizia che porta in giudizio con prove». Durante il corso, è intervenuto via telefonico anche il generale Luciano Garofalo, ex Comandante del Ris di Parma. I presenti hanno potuto ascoltare anche la straziante testimonianza della madre d’un ragazzo morto a causa d’un incidente stradale. «Grazie al vostro lavoro», ha detto la signora al telefono, «almeno so chi è stato ad uccidere mio figlio.»
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