Darsena, si ricomincia a dragare
Pescara – (di G.Col.) – L’ASSURDO NON HA LIMITI: I FONDALI SONO TROPPO ELEVATI – Non si capisce più se è meglio ridere o piangere sulla storia del porto canale. Spesi milioni a mucchi, collezionate figuracce indescrivibili, poi tardivi lavori durati anni, danni economici a catena a diverse categorie, turismo umiliato, dragaggio strombazzato come una grande conquista (invece dovrebbe essere la normalità in ogni porto canale, e altrove lo è) e siamo… da capo.
Sono infatti ripresi in questi giorni i lavori di abbassamento dei fondali, che con i loro esigui 4 metri risultano trappole per le navi di maggiore pescaggio. Chem, se capitano di fronte alla costa abruzzese, fanno bene a tenersi a largo. Come da una città sotto epidemia…
Ancora soldi, macchine e uomini a lavoro, montagne di sabbia sporca che poi bisognerà portare da qualche parte. Occorre, infatti, che i fondali siano profondi uniformemente nella darsena (il bacino di acque interne) e la profondità deve superare i 5,5 metri, arrivare a 6 dicono alcuni. Altrimenti, è tutto inutile e gli insabbiamenti ci saranno sempre.
Non serviranno a lungo neppure i “cuscini” di cemento che saranno adagiati sul fondale, per contenerne il rialzamento. Ma in poco tempo, un anno si dice, il livello del fondale risalirà ugualmente. Come tappare una diga bucata con le mani.
In questi giorni si parla di possibile nuovo collegamento estivo con la Croazia, e la Camera di commercio ci sta provando. Ma soprattutto si parla di piano regolatore portuale, da varare entro maggio per risolvere una volta per tutte i problemi del porto e del porto turistico. Sotto elezioni, una vera bpmba politica che a qualcuno farebbe assai comodo portare a compimento. Magari alla bene e meglio, arronzando. Tant’è vero che si teme una riunione a porte chiuse per estromettere tutti, soprattutto i cittadini e le categorie interessate.
Nella storia moderna della città il “pasticcio porto” assume dimensioni clamorose. Quasi quanto quello della destinazione delle aree di risulta presso la stazione. Pescara che poteva e doveva essere grande e in crescita, inciampa nell’inettitudine dei suoi politici e amministratori, che pure sperano di avere di nuovo consensi dalla gente o ne chiedono proponendosi. Che una città portuale non possa beneficare del proprio porto è, francamente, un abisso di incoerenza e di incapacità che ha radici negli anni. Una colpa pesante, imperdonabile per tutti. O soltanto una penosa buffonata del tutto degna di chi ha retto le sorti della città più grande dell’Abruzzo, con piccoli, piccolissimi politici.
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