Come sempre incuria e sciatteria
L’Aquila – Scrive Franco Taccia inviandoci la foto che vedete: “Non è la prima volta e temo non sarà neppure l’ultima ma L’Aquila è anche questa, anzi, sopratutto questa. Quella cioè che si presenta abbandonata a se stessa, vittima dell’incuria, dei ritardi, della necessità di dover sempre svegliare dal letargo chi dovrebbe evitare certi spettacoli.
Non c’è un metro di spazio verde nel quale le erbacce non abbiano raggiunto più di un metro di altezza, sia su aree private che pubbliche, alla faccia dell’ordinanza del Sindaco che tempo fa imponeva la pulizia delle stesse, principalmente in prossimità delle strade e a ridosso delle abitazioni.
Nemmeno per sogno. Siamo a maggio e la foto mostra uno scorcio del verde (?) nel complesso del progetto CASE
al culmine di via Piemonte, non è certo l’unica purtroppo, una strada nei pressi della quale sorgono decine di palazzi, villette, un insediamento dell’Ater, e riconoscibile per i vasti tratti di giungla, i metri e metri di erbacce ricettacolo di insetti e rifiuti di ogni tipo. Idem altrove, tranne che sulle rotatorie, tutte perfettamente e frequentemente ripulite. Salviamo la “facciata” per chi viene da fuori e chissenefrega di chi a L’Aquila ci vive (bella parola, eh?). Strade dissestate, buche dovunque, totale abbandono.
Non ci saranno i soldi forse, che però stranamente escono fuori per mega manifestazioni del costo di milioni di euro o per progetti faraonici di “riqualificazione” di alcune zone. Riqualificazione, cioè il nuovo termine usato per descrivere e giustificare altre tonnellate e tonnellate di cemento, in una città già massacrata nei decenni passati da sgorbi di ogni tipo e dimensione, che spesso hanno accentuato, causa la pessima qualità dei manufatti, le conseguenze del terremoto.
Di provare a compiere un minimo di recupero dell’Aquila di una volta neppure a parlarne. Via libera solo al cemento, con tutte le giustificazioni possibili, come il mercato di Piazza d’Armi”. Ultimo esempio l’idea di intervenire alla Jenca, con la giustificazione delle attrezzature necessarie ad accogliere il turista. Tutto giusto, tutto logico secondo qualcuno. Io mi limito a dire che per fortuna il Papa Polacco, amante del silenzio, della bellezza della natura, che è natura anche se brulla, piena di rocce e cespugli di rovi, non aveva preso l’abitudine di sostare in meditazione sulla cima del Gran Sasso, perchè c’è il rischio che a qualcuno venisse l’idea di spianarla per farci arrivare i pullman dei pellegrini. Sarà normale ma sinceramente vedere San Gabriele e il mega santuario costruito nei luoghi di Padre Pio, tutto ispira tranne che meditazione, contemplazione e sentimenti improntati alla semplicità che avevavo ispirato la vita e le opere dei Personaggi cui sono stati “dedicati”.
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