Pasqua, ciò che “sa” di Abruzzo


L’Aquila – Le guide gastronomiche e gli agriturismo ripropongono a Pasqua ciò che si ritiene tradizionale in Abruzzo: la pupa con l’uovo sodo (simbolo di rinascita), il cavallo, il fiadone. Dolci che si spezzano e si donano, come Cristo spezzò il pane. Tutto profondamente legato a tradizioni di cui il cristianesimo si è impadronito, assorbendole e distribuendole nel tempo e nelle ricorrenze. Il menu di Pasqua è piuttosto scontato: agnello, salame, coratella, uova sode, paste ben condite e sostanziose come in tutte le feste, quando tutto si concentra in grandi mangiate. Che alla salute non fanno certo bene.
A L’Aquila c’è qualcosa di più originale: il dolce poco dolce (la “pizza” di Pasqua) prodotto anche industrialmente, ma soprattutto il fegato dolce, con miele, tipico del periodo, che nel corso dell’anno non si trova. Peccato: la scarsa imprenditorialità locale avrebbe potuto farne un affare. Invece per averlo bisogna quasi raccomandarsi, perchè il fegato dolce va tenuto appeso qualche giorno affinchè si secchi un po’.


04 Aprile 2009

Categoria : Cronaca
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