Tragedia familiare, lo stalking vale zero?


Pescara – Sentita dagli inquirenti, per quel che è possibile, Ena, la donna alla quale Gianfranco Di Zio ha tolto la figlia, suicidandosi poi in un rogo atroce al quartiere Rancitelli. Le indagini non hanno misteri da svelare. La tragedia si è svolta quasi sotto gli occhi della gente. L’uomo era evidentemente come impazzito, e aveva preparato il suo gesto, portando con sé il liquido infiammabile: poco da chiarire, quindi. A Cepagatti la gente è senza parole. Stima per la donna (compagna del Di Zio, madre della bambina di 5 anni concepita con lui, sperata dal marito e madre di altri figli nati in precedenza), commiserazione, e tanta gente che racconta di litigi e grida.
A questo punto, tutti si pongono una domanda. lo stalking vale zero? C’erano denunce e condanne per il Di Zio, la legge era stata coinvolta, lui doveva stare lontano dalla bambina e da sua madre. Cosa che evidentemente non era affatto. Ci si chiede, e non vi sono risposte, come ci si debba comportare in casi simili, di fronte alla protervia e all’aggressività di chi non sente ragioni né condanne. O meglio, una risposta ci sarebbe: chiamare continuamente la polizia se il condannato per stalking si avvicina, avanza pretese, ignora gli ordini del giudice. Una vita d’inferno. Ma meno inferno di quello toccato alla innocente bambina uccisa con il fuoco. Atroce, non ci sono altre parole.


28 Aprile 2014

Categoria : Cronaca
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