Sarebbe meglio starsene a casa
Le elezioni incalzano, manca un mese a quel maggio fatidico (e sempre turbolento nella storia) che in Abruzzo potrebbe portare sorprese. Dalle urne chi sa cosa salterà fuori: sicuramente molta svogliatezza da parte degli elettori. C’è gente che invece di gettarsi nella mischia per sgomitare verso rinnovate poltrone, dovrebbe starsene a casa dopo aver chiesto scusa.
Il porto di Pescara grida vendetta, o almeno sarebbe una vicenda sufficiente a risvegliare la dignità di chi ha svolto ruoli rivelatisi se non ridicoli, almeno inconsistenti. La storia è talmente semplice che persino un politico potrebbe riuscire a capirla. Il che è tutto dire.
(Foto: le lotte tra insetti sono goffe e micidiali) – A Pescara c’è un porto canale. Un porto canale deve essere puntualmente dragato, altrimenti si insabbia. Non è stato così per anni, e la politica cittadina, insieme con quella delle alte (e vuote) sfere regionali, ha assistito dormiente, distante, perniciosa. Poi è scoppiata la bomba, il problema è finito sui giornali, i marinai e i pescatori hanno cominciato a incazzarsi di brutto e a sfondare qualche porta a vetri. C’è stato il solito impacciato subbuglio, la consueta lotta tra insetti (nel senso della goffaggine) nel tentativo di incolparsi, giustificarsi, scaricarsi di dosso pesi che minacciavano di far affogare qualche big locale. Sono spuntati politici importanti, sono usciti milioni di euro e sono cominciati i lavori, durati una vita. E costati una tombola. Arriva una nave, la prima, e si insabbia. Fine della storia.
Dicano i cittadini se i responsabili di tanto ridicolo, di tanto sfacelo, di tanta inettitudine elevata al quadrato, hanno ancora il diritto di esserci, anzi di chiedere voti. Sarebbe meglio, per costoro, farsi sparire, come si dice a Roma tra coatti. “Coso, fatte sparì”.
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